Cantine degli Asroni
Intervista a Cristina Varchetta
Come e quando nasce la sua cantina
Era il 1892 quando Vincenzo Varchetta, decise di rafforzare la propria attività, convinto che i tempi fossero maturi per trasformare il piacere di produrre vino in una fiorente attività commerciale. Contributo decisivo fu dato dal figlio Giovanni, il quale, appena rientrato dalla seconda guerra mondiale, riuscì a trasformare in concretezza i sogni del padre. “Don Giovanni”, esperto conoscitore di ogni angolo visitato della Campania, infuse ai figli e ai nipoti tutta la passione e le competenze accumulate negli anni.
Attraverso la storia di quattro generazioni, la famiglia fonda, nel 1999, l’attuale azienda CANTINE ASTRONI, impegnandosi in un progetto di tutela e valorizzazione dell’ampelografia campana e soprattutto flegrea. L’attenzione è concentrata principalmente sui vitigni autoctoni pre fillosserici (a piede franco): Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei.
L’azienda si erige sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, tra Napoli e Pozzuoli, un tempo riserva di caccia Borbonica ed oggi oasi naturale WWF Italia.
Quante bottiglie producete
Ad oggi Cantine Astroni produce 150.000 bottiglie su 25 ettari vitati di cui 15 ettari di proprietà la parte restante in conduzione, divisa su 11 etichette. Inoltre le nostre vigne, sono ubicate tutte nel comune di Napoli; ed infatti Napoli dopo Vienna e la seconda città Europea con più ettari vitati. Possiamo affermare di essere un’azienda metropolitana. Attualmente la parte agronomica enologica è affidata alla quarta generazione della famiglia: Gerardo Vernazzaro e Vincenzo Varchetta.
Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato
Prima di poter parlare delle caratteristiche dei terreni Flegrei bisogna fare prima un breve excursus sull’aspetto geologico della zona.
Iniziamo col dire che i Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli. Si tratta di una zona dalla struttura singolare: non un vulcano dalla forma di cono troncato ma una vasta depressione o caldera, ampia circa 12x15km2.
Nel 1538 si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 m. Da allora, l’attività ai Campi Flegrei è caratterizzata da fenomeni di bradisismo, attività fumarolica ed idrotermale localizzata nell’area della Solfatara.
La storia eruttiva dei Campi Flegrei è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano. Questi eventi sono stati così violenti che i volumi di magma prodotti e la velocità con cui sono stati emessi hanno causato collassi e originato caldere. Per questo, la forma dell’area è quella di un semicerchio bordato da numerosi coni e crateri vulcanici. Nella zona sono infatti riconoscibili diverse aree soggette ad un vulcanismo di tipo secondario, come fumarole e sorgenti termali. In particolare, nell’area della Solfatara si verificano manifestazioni gassose mentre le località di Agnano, Pozzuoli, Lucrino sono note per le acque termali.
Il fenomeno di bradisismo che caratterizza l’area consiste in un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo. Le fasi di abbassamento, che attualmente rappresentano la condizione normale, sono asismiche e sono caratterizzate da bassa velocità. Le fasi di sollevamento, presentano invece maggiore velocità del moto del suolo e sono accompagnate da intensa attività sismica locale. L’ultima crisi bradisismica si è verificata nel 1983.
Il clima dell’area flegrea è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e secche. Le precipitazioni si concentrano principalmente nel periodo autunnale e primaverile. La fascia costiera è caratterizzata da temperature miti tutto l’anno. Le temperature giornaliere medie sono di circa 14°C nel periodo invernale e di 28°C nel periodo estivo. Le condizioni pedoclimatiche favorevoli pur nella loro estrema variabilità favoriscono la produzione di vini di ottimo livello qualitativo e nelle migliori annate di superbe interpretazioni. Il clima tipicamente mediterraneo e la qualità dei terreni sottili e sciolti, caratterizzano un territorio unico. Infatti il suolo ricchissimo di sali potassici e franco- sabbiosi sono elementi indispensabili per tracciare un profilo sensoriale.
Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19, le visite in cantina sono ancora permesse
L’emergenza Covid-19 per quanto ci riguarda ha cambiato in primis il tipo di turista/ enoappassionato, in quanto le visite sono prettamente per Italiani. Noi per scelta aziendale per non spaventare ulteriormente enoturista cerchiamo di fare viste a gruppo familiare o di amici, anche se il vecchio decreto consentiva gruppi di 10 persone.
L’aspetto sicuramente interessante di questa situazione ha portato l’italiano a conoscere le realtà locali e questo è bellissimo per chi lavora per la valorizzazione del proprio territorio.
Ci dica allora quale è il vino che consigliate e a quale piatto abbinarlo
Uno dei vini più rappresentativi della cantina e dell’areale napoletano/ flegreo è il Piedirosso con l’etichetta Colle Rotodella, vincitrice dei tre bicchieri gambero rosso 2021. Il Piedirosso è un vitigno autoctono campano presente nella regione da tempo immemorabile e con estensioni inferiori solo all’Aglianico. È conosciuto con il nome dialettale “Per’ e palummo” che descrive una caratteristica morfologica del rachide che vede i pedicelli dei chicchi colorati di rosso come quelli di una zampa di colombo.
Il vitigno è molto vigoroso, con maturazione medio-tardiva nei primi 20 giorni di ottobre. Le rese sono nella media o basse, ma costanti. È molto concentrata in zuccheri con acidità media. Presenta grappoli di dimensioni medio-grandi, a forma piramidale e a spargolo. I chicchi sono di media grandezza, sferici, con alte concentrazioni di pruina sulla spessa buccia di colore rosso-violaceo.
Il vitigno trova la sua massima espressione in terreno vulcanico e quindi l’area maggiormente rappresentativa è la zona del Napoletano.
Il piatto con cui lo abbinerei è sicuramente ad un piatto della tradizione napoletana: ”i polipetti alla luciana”. Questo piatto è legato ai pescatori del quartiere Santa Lucia, a questo borgo marinaio di Napoli. Ho scelto questo abbinamento in quanto, questo piatto, ha due sapori preponderanti la dolcezza del pomodoro, incontra la consistenza sapida del polipetto.
Cantine degli Astroni | Via Sartania,48
Tel +39 081 5884182
Indirizzo mail: info@cantineastroni.com