Per la società napoletana si tratta della seconda associazione dopo l’Ance
Oliva Costruzioni & Servizi entra a far parte del Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali – CNCC.
Parliamo dell’Associazione civile e indipendente, con sede a Milano, istituita, senza scopo di lucro, nel 1983.
Oliva Costruzioni & Servizi, che già fa parte dell’Associazione Nazionale Costruzioni Edili (ANCE), dove l’Ing. Francesco Oliva ricopre cariche direttive sia negli organismi di rappresentanza regionali che a Napoli, si è appena associata anche al CNCC.
“Siamo onorati – sottolinea Francesco Oliva, Head Manager e Partner fondatore di Oliva Costruzioni & Servizi – di entrare a far parte anche di questa Associazione, che da circa trent’anni riunisce tutti i poli commerciali d’Italia. Il nostro obiettivo è sempre quello di offrire consigli e soluzioni specifiche verso problematiche attinenti al nostro core-business. Non a caso abbiamo sviluppato una Business Unit che, sia come impresa e sia come General Contractor, segue iniziative in tantissimi Centri Commerciali sparsi su tutto il territorio nazionale”.
Asset Class | Uffici
Location | La Spezia
Progetto | Restauro Immobile Vincolato
Dove c’è un palazzo vincolato….ci siamo anche noi ???
Qui a La Spezia su di un immobile di proprietà di Poste Italiane!
Stay Tuned for details
Retail’s Fit Out | Milan
Another amazing project in Milan (Isola) : retail’s fit out
1000 square meters under attack!
4 months
4 + 1 sub contractors
1 Project Manager
1 Site Manager
3 directs employees – strip out & structural works & assistance –
And….
Planning
Stay tuned for details
???
A’ frittata e’ maccarune….
….un classico dell’estate al mare!
Ingredienti per 6 persone:
600 gr. spaghetti
6 uova
100 gr. di burro
200 gr. di provola o fiordilatte
100 gr. di parmigiano grattugiato
Sugo al basilico (per la versione rossa)
Sale q.b.
Pepe q.b.
Procedimento:
Cuocere in acqua abbondante e salata gli spaghetti (ma va bene anche una pasta corta se non preferite gli spaghetti), scolarli molto al dente e mescolarli con il burro a pezzetti e lasciare raffreddare.
Nel frattempo sbattere le uova, aggiungere la provola tagliata a cubetti, il parmigiano, il sale e il pepe e unire a questo punto la pasta.
In una padella larga e abbastanza alta, fare riscaldare l’olio poi versare la pasta e cuocere prima a fuoco vivo per circa un minuto, per fare rassodare, e poi a fuoco dolce per circa 15 minuti.
A questo punto, girare la frittata aiutandosi con un piatto dello stesso diametro della padella, rimetterla sul fuoco e cuocere ancora per altri 5 minuti.
La frittata è fatta: potete gustarla sia calda sia fredda.
Se preferite la versione rossa, una volta lessata la pasta unire burro e sugo preparato precedentemente con abbondante basilico.
Curiosità:
La classica frittata di pasta napoletana nasce anticamente come piatto del riciclo, che veniva preparato a Napoli per non buttare la pasta avanzata dal giorno prima. Ma è un piatto talmente buono e gustoso, specie d’estate nelle cene estive, e, per gli intenditori, da portare a spicchi anche al mare, che oramai si cucina ogni volta che si desidera. Anche con la pasta cucinata al momento. E ne esistono mille versioni.
A Napoli si chiama ‘A frittata e’maccarune (la frittata di maccheroni) ma si intende la classica frittata di spaghetti. Che può essere consumata come primo piatto, o antipasto o tagliata a cubetti come gustoso aperitivo.
Oliva Costruzioni & Servizi ristruttura a Roma un grande centro dedicato alla riabilitazione
Residenze Sanitarie Assistite
Oliva Costruzioni & Servizi ristruttura un edificio cielo terra, con destinazione sanitaria, di proprietà di un ente ecclesiastico.
“E’ la prima volta che interveniamo in campo sanitario, – spiega Francesco Oliva, Head manager e partner fondatore della società – e la cosa ci riempie di orgoglio perché sappiamo che la grande struttura medica sarà di supporto a tutti coloro che devono affrontare un percorso riabilitativo, molto spesso lungo e impegnativo sia sul paino fisico che psicologico”.
La grande struttura, che si trova a Roma in via Santorre di Santarosa 70, è stato affidata alla “cura” di Oliva Costruzioni per conto di un nota cooperativa romana accreditata con diverse regioni italiane : Lazio, Puglia, Lombardia, etc..
I lavori di ristrutturazione edili ed impiantistici hanno interessato sia la parte interna sia l’area esterna, e si è trattato di una trasformazione radicale durata all’incirca 18 mesi (compreso il fermo cantiere dovuto al Covid) per un importo complessivo di poco superiore al milione di euro.
Il Centro di riabilitazione, che si sviluppa su tre piani, ha una superficie interna di circa 1.350 metri quadri per un totale di 60 ambienti, dedicati alle attività sanitarie. In particolare, al piano terra si trovano gli ambienti per il centro diurno mentre al primo piano si trovano gli spazi comuni dedicati al semiresidenziale e all’ambulatorio.
Il secondo piano è stato poi adibito ad ospitare un Poliambulatorio Specialistico per la riabilitazione (ex articoli 44 e domiciliare 26). Lo spazio esterno, che si estende per circa 650 metri quadri, è stato invece ristrutturato ricavando parcheggi ed un’area dedicata alla terapia. L’intero progetto ed il suo coordinamento è stato affidato all’architetto Calogero Cangialosi.
SCHEDA TECNICA
STRUTTURA: Presidio di riabilitazione funzionale ex art 26, 44 e Poliambulatorio Osa
PROPRIETÀ: Casa Generalizia dell’Istituto dei Fratelli del Sacro Cuore
GESTORE: OSA Coop
PROGETTO ARCHITETTONICO e D.L.: Architetto Calogero Cangialosi
UBICAZIONE: Via Santorre di Santarosa, 70 (Roma)
VALORE DEI LAVORI: € > 1,0 mln di euro
SUPERFICIE: Sup. interna 1350 mq. Sup. esterna 650 mq.
TEMPISTICA DI ESECUZIONE: marzo 2019 – giugno 2020
Zuppa di Cozze
Il Mare di Napoli a tavola
Ci sono piatti che immediatamente ci fanno pensare al mare e ai suoi frutti e tra questi uno dei più apprezzati è la zuppa di cozze. Uno dei piatti partenopei più preparato in assoluto, non solo nei ristoranti di pesce della città ma anche nelle case dei napoletani e nelle belle serate estive per un assaggio di vacanza.
Ingredienti:
1kg. di cozze
1 spicchio di aglio
5/6 pomodorini
Prezzemolo q.b.
Olio evo q.b.
Peperoncino q.b.
Procedimento:
Per prima cosa pulire le cozze, rimuovendo la barbetta che fuoriesce dal guscio e sfregandole esternamente con una paglietta per rimuovere eventuali incrostazioni.
Poi sciacquarle bene sotto l’acqua corrente e lasciarle in una bacinella colma d’acqua per almeno 15 minuti. Successivamente, in una padella rosolare l’aglio nell’olio extravergine di oliva, aggiungere il peperoncino e unire i pomodori, schiacciati con una forchetta. Cuocere per una ventina di minuti finché il sugo non sarà ristretto.
A questo punto scolare bene le cozze, unirle in padella e lasciar cuocere con un coperchio fino a che i gusci non si saranno aperti. Profumare con abbondante prezzemolo e servire la zuppa di cozze con fette di pane tostato e un buon bicchiere di vino bianco. Da provare anche la versione bianca, senza l’aggiunta di pomodorini.
La curiosità:Ideale sia come antipasto sia come secondo piatto, la zuppa di cozze piatto tipico del giovedì santo a Napoli, risale al tempo di Ferdinando di Borbone. Il re era golosissimo di cozze, che pescava egli stesso nel mare di Posillipo. Ma quando venne ammonito dal padre domenicano Gregorio Maria Rocco, che lo invitava a pranzi meno sontuosi nella settimana Santa se la fece preparare in modo più semplice (a zuppa) nel giorno del giovedì Santo. La notizia uscì dalle cucine reali fino ai vicoli dei Quartieri e da allora tutto il popolo nel giorno Santo del giovedì di Pasqua non volle farsi mancare quella gustosa zuppa. Che oggi però, pur rispettando la tradizione pasquale, non conosce pause né stagioni.
Cantine del Mare
Intervista allo Chef Gennaro Schiano
“ Il recupero delle vigne centenarie destinate ad essere abbandonate “
Come e quando nasce la sua cantina
L’azienda agricola esiste da 3 generazioni e il vino lo vendevamo sfuso, in damigiane, ma è nel 2003 che ho imbottigliato per la prima volta seguendo le moderne tecniche della vinificazione e le regole della DOC Campi Flegrei. La mia è una piccola azienda a carattere familiare, le uve vengono tutte dai vitigni autoctoni di Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei, provengono da vigneti che ho preso in gestione sparsi nel territorio dell’Area flegrea. Alcune vigne erano di vecchi contadini destinate ad essere abbandonate, sono vigne centenarie dalle quali produco vini di cui sono particolarmente orgoglioso. Non compro uve, mi piace seguire e curare personalmente tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione della vigna, alla raccolta fino all’imbottigliamento.
Quante bottiglie producete
Tra le 45mila e le 50mila suddivise tra: Falanghina, Piedirosso, Torrefumo, Terrazze Romane, Sorbo Bianco, Sorbo Rosso Riserva, Terra del Padre Riserva, Brezza Flegrea, Griseo Harenae, Vento di Grecale e Montè, che è una grappa da passito di Falanghina.
Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato
Siamo nei Campi Flegrei “Terra ardente” quindi suolo vulcanico, lapilloso/sabbioso e grazie a questo suolo abbiamo la fortuna di avere le viti a piede franco.
Si definisce “franco” perché la pianta cresce con radici proprie, senza essere invece innestata su di un altro apparato radicale. Tutto dipende da un piccolo insettino che vive sottoterra, la Fillossera, che va pazzo per le radici della vite, e che mangia voracemente con il piccolo problema conseguente di infettare i vasi linfatici della pianta e di farla morire. Purtroppo non ci sono rimedi. Questa bestiolina malefica è di importazione, in Europa infatti non esisteva, ma è stata involontariamente importata proprio dalle Americhe nel corso del XIX secolo, con il risultato di sterminare il 95% dei vigneti europei.
Dopo vari tentativi si pensò di innestare artificialmente le piante europee sulle radici di piante americane, che conoscendo la fillossera da secoli e si erano nel frattempo adattate a combatterla. Il sistema funzionò e da allora abbiamo le viti ibride praticamente ovunque, tranne in quei vigneti, come nei Campi Flegrei dove la fillossera non vive, perché non ama la composizione del terreno.
Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono di nuovo permesse?
Durante la pandemia le vendite hanno subito un calo tremendo, in quanto il nostro mercato era indirizzato soprattutto al settore della ristorazione, pian piano ci stiamo facendo spazio nelle vendite on line e al dettaglio. Ora siamo finalmente nel momento della ripartenza e siamo fiduciosi nella ripresa.
Quale è il vino che consigliate e ci dica a quale piatto abbinarlo
Voglio proporre Torrefumo, è un cru di Falanghina che proviene da Vigna Anfiteatro, una vigna di circa 20 anni creata dal nulla, il terreno recuperato da anni di abbandono dove c’erano solo rovi e sterpaglie, era un antica cava di matrice tufacea di origine vulcanica, oggi ricorda un anfiteatro. E’ una vigna che guarda verso il mare, di fronte le isole di Procida e Ischia, e in alcuni momenti di tempo più scuro si riesce a vedere anche Capri, Punta Campanella e Ventotene.
Le particolari condizioni pedoclimatiche conferiscono alle uve e quindi al vino grande eleganza , sapidità e sensazioni iodate.
Va sicuramente bene con tutti i piatti a base di mare come molluschi, fritture, primi piatti, pesce. Recentemente l’ho abbinato al classico ma sempreverde risotto alla pescatora: un esplosione di gusto! Abbinamento perfetto.
Cantine del mare | VI Trav. Cappella, 6 | 80070 Monte di Procida (NA) | Telefono 081 5233040
Gattò di Patate
Un incontro tra Napoli e la Franca
Ingredienti per 6/8 persone:
1,5 kg. di patate
5 uova
150 gr. di burro
400 gr. di provola
100 gr. di salame napoletano a cubetti
100 gr. di mortadella a cubetti
50 gr. di pecorino grattugiato
50 gr. di parmigiano grattugiato
Sale q.b.
Pepe q.b.
Pangrattato q.b.
Procedimento:
Lessare le patate in una pentola per una trentina di minuti verificando poi con una forchetta che siano morbide e pronte da essere scolate. A questo punto sbucciarle e, quando sono ancora calde, schiacciarle in un recipiente dove avrete precedentemente messo il burro. Aggiungere quindi sale, pepe, parmigiano e pecorino e mescolare bene fin quando il composto non sarà bene amalgamato. A questo punto, unire il salame, la mortadella e una parte della provola tagliata a cubetti.
Imburrare quindi una pirofila quadrata, spolverizzata con il pangrattato, versare il composto aiutandosi con una spatola per livellarlo. Sistemare poi i pezzetti della provola rimasta e coprire con l’altra parte dell’impasto.
Spolverizzare con altro pangrattato e cospargere la superficie con fiocchetti di burro.
Cuocere in forno a 160/180° per circa un’ora.
E Buon appetito!
La Curiosità:
Il Gattò di patate, Gateau alla francese, è sicuramente uno dei piatti più amati e tipici della tradizione culinaria partenopea, tramandato di generazione da nonna a madre da madre a figlia. Le radici della ricetta sono da ricercare probabilmente nella tradizione culinaria francese, che ha poi contaminato la cucina della corte del Regno delle Due Sicilie. La regina Maria Carolina era solita affidare la gestione delle cucine a cuochi di rango francesi, i monsieurs, in napoletano monzù: un’abitudine che si diffuse anche tra le famiglie aristocratiche napoletane che avevano in casa uno chef di fiducia.
In questa fusione di saperi e tradizioni ecco che al Gateau francese vennero uniti salumi e formaggi napoletani. Insomma il Gattò di patate, tanto amato a Napoli e non solo, nasce dall’incontro tra la cucina napoletana e quella francese, un connubio di sapori e saperi che lo rendono davvero unico.
Il Danubio
la torta a pizzico che si stacca con le mani
Il Danubio salato è una Brioche rustica sofficissima tipica napoletana, chiamata anche torta a pizzico perché è formato da tante piccole palline, che una volta cotte in forno si uniscono in un unico blocco e si staccano poi dall’insieme con un semplice pizzico!
Ogni pallina viene farcita con prosciutto e formaggio per un ripieno goloso e gustoso. Tipica nelle tavole a buffet delle feste napoletane, spopola nelle migliori rosticcerie di Napoli, anche in versione monoporzione.
Ingredienti (ruoto diametro 30 cm):
Per la pasta:
550 gr. di farina 00
260 gr. di patate sbucciate
120 gr. di burro
3 uova
1 cubetto di lievito
20 gr. di zucchero
10 gr. di sale
Per il ripieno:
200 gr. di fontina
200 gr. di prosciutto cotto e/o salame
Procedimento:
Disporre la farina a fontana su di una spianatoia e aggiungere il sale, al centro mettere il lievito sbriciolato, il burro a pezzetti e lo zucchero. Schiacciare le patate ancora calde precedentemente lessate e mescolare in modo da far sciogliere il burro ed il lievito. In ultimo aggiungere le uova ed impastare il tutto fino ad ottenere una pasta morbida ed omogenea.
Formare delle piccole palline di pasta (circa 40) e farcirle con il prosciutto ed il formaggio tagliato a dadini.
Disporre le palline in una teglia precedentemente imburrata, una vicina all’altra, spennellare con uovo sbattuto, far crescere per circa un’ora ed infornare a 160° in forno ventilato per circa 30 minuti.
La curiosità:
Il dolce, inventato nel 1920 da Giovanni Scaturchio, nasce dalla storia d’amore con una donna austriaca che gli insegnò tutti i trucchi della pasticceria d’oltralpe.
Cantina Giuseppe Apicella
Intervista all’enologo Prisco Apicella
“Profumo di vino tra paesaggi mozzafiato”
Come e quando nasce la sua cantina
Correva l’anno 1977 quando Giuseppe, credendo nella qualità delle sue uve e dei suoi vini, forte della tradizione tramandata dal padre e prima ancora dai suoi avi, decide di imbottigliare il vino prodotto nella sua cantina. Da sempre gli Apicella uniscono, da decenni, la cura del vigneto alla passione per il vino.
Quante bottiglie producete
Circa 60.000 in epoca pre – covid.
Perché, come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono ancora permesse?
L’arrivo del covid-19 è stato davvero una maledizione, poiché il nostro mercato è orientato verso il settore horeca, quello che ha risentito maggiormente delle chiusure, e pertanto abbiamo perso una gran fetta del mercato. Oggi siamo più attenti alle vendite sia verso i privati sia attraverso canali social, e per quanto possibile ai piccoli market di qualità. I divieti di spostamento soprattutto tra regioni rendono inattuabile le visite in azienda, ma siamo fiduciosi di poter ripartire nei prossimi mesi anche con l’enoturismo e le visite ai vigneti storici all’aria aperta, rispettando le regole, con una formula di pic-nic a km zero e aree attrezzate per la sosta in plen air.
Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato
Sabbie e pomici vulcaniche, sono antidoti naturali contro la Philloxera. La cura dei vigneti a piede franco è sempre quella minuziosa insegnataci dai nostri nonni, la vendemmia rimane un rito. Da effettuare con la massima attenzione. Data la pedografia del territorio della Costa d’Amalfi eroicamente conduciamo la vigna vincendo le pendenze e rubando fazzoletti di terra alle colline per far rivivere nel bicchiere i canti delle cicale, e la luce delle lucciole, i profumi dell’erba secca e il paesaggio mozzafiato di Tramonti.
Quale è il vino che consigliate e a quale piatto abbinarlo
A noi piace consigliare la nostra Riserva Costa d’Amalfi a’Scippata, che è un vino proveniente dal nostro vigneto secolare pre-fillossera di Tintore, vitigno principe del Tramonti.
Un Vino colorito, tannico e da invecchiamento che si abbina molto bene con un arrosto di Maialino Nero Casertano con patate alle erbe aromatiche dei monti Lattari.
Cantina Giuseppe Apicella
Via Castello S. Maria, 1 Frazione Capitigliano 84010 | Tramonti (SA) | Telefono 089 876075 | www.giuseppeapicella.it