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Azienda Vinicola Euvitis 21

Spaghetti alla Nerano & Falanghina “Diana”

Per cominciare, occupatevi delle zucchine. Lavatele e spuntatele e tagliatele a rondelle sottili con una mandolina. Scaldate, poi, l’olio di oliva in una larga padella, una volta che l’olio avrà raggiunto i 170°, la temperatura ideale per la frittura, immergete le rondelle di zucchine poche alla volta. Cuocete per circa 2-3 minuti, quindi scolatele con una schiumarola e adagiatele su un vassoio rivestito con carta assorbente per asciugare l’olio in eccesso. Condite con sale e basilico. Poi mettete da parte.

Adesso mettete sul fuoco una pentola dal bordo alto colma di acqua salata per cuocere gli spaghetti. Intanto grattugiate il parmigiano e il provolone con una grattugia a fori larghi. Poi mettete a cuocere la pasta e scolate al dente.

In un tegame largo riscaldate 30 gr di olio extravergine d’oliva, aggiungete l’aglio in camicia per insaporire, poi con una pinza da cucina eliminate l’aglio e versate le zucchine fritte in precedenza.

Aggiungete un mestolo di acqua di cottura della pasta e saltate le zucchine, poi spegnete il fuoco. Versate gli spaghetti appena scolati direttamente nel tegame con il condimento avendo cura di conservare l’acqua di cottura.

Aggiungete un mestolo di acqua di cottura della pasta alla volta, al bisogno, per continuare la cottura degli spaghetti, risottandoli. Spegnete la fiamma e versate una parte del provolone mescolando gli spaghetti per farlo sciogliere e creare la cremina. Aggiungete, poi, il parmigiano grattugiato e il restante provolone.

Aromatizzate ancora con il basilico spezzettato a mano e aggiungete un ultimo mestolo di acqua di cottura della pasta. Mescolate e, una volta pronto, aggiungete una spolverata di pepe macinato.

Il vino consigliato per questo piatto è il Taburno Falanghina del Sannio “Diana”.

Spaghetti alle vongole…come al ristorante !

Ingredienti per 4 persone:

400 gr. spaghetti

1kg. di vongole

1 spicchio di aglio

1 mazzetto di prezzemolo

Olio evo q.b.

Pomodorini q.b.

Sale q.b.

Pepe q.b.

Procedimento:

Per preparare gli spaghetti alle vongole, cominciare dalla pulizia. Bisogna anzitutto assicurarsi che non vi siano gusci rotti o vuoti, e nel caso andranno eliminati. 

Sciacquare abbondantemente le vongole sotto l’acqua corrente e dopo che le vongole avranno spurgato eventuali residui di sabbia, mettere a scaldare in un tegame un po’ di olio. Aggiungere poi uno spicchio di aglio, i pomodorini e il prezzemolo e scolare bene le vongole, poi sciacquarle e metterle in un tegame ben caldo.

Coprirle poi con il coperchio e lasciare cuocere per qualche minuto a fiamma alta.

Poiché le vongole si apriranno con il calore, occorrerà agitare di tanto in tanto il tegame finché non si saranno dischiuse. Non appena saranno tutte aperte spegnere subito la fiamma perché altrimenti le vongole si cuoceranno troppo.

Nel frattempo, cuocere gli spaghetti in acqua abbondante salata e scolarli a metà cottura.

Aggiungere poi gli spaghetti e continuare la cottura unendo un po’ d’acqua della pasta.

A fine cottura, unire poi prezzemolo tritato, sale e pepe: un’ultima sfiammata e gli spaghetti alle vongole sono pronti. Da servire subito! 

Curiosità:

Un classico della tradizione partenopea, gli spaghetti alle vongole sono uno dei piatti di pesce più amati da napoletani e buongustai, in genere. 

Si tratta di una ricetta semplicissima ma dal meraviglioso sapore di mare che fa sempre estate.

Il segreto? Vongole polpose, spolverizzata di prezzemolo fresco, e quella cremina dal sapore di mare che si ottiene risottando la pasta mantecata con acqua di cottura. 

Pochi passaggi, tanto gusto e amici sempre a cena…parola di chef!

A’ frittata e’ maccarune….

….un classico dell’estate al mare!

Ingredienti per 6 persone:

600 gr. spaghetti 

6 uova 

100 gr. di burro

200 gr. di provola o fiordilatte 

100 gr. di parmigiano grattugiato 

Sugo al basilico (per la versione rossa)

Sale q.b.

Pepe q.b.

Procedimento:

Cuocere in acqua abbondante e salata gli spaghetti (ma va bene anche una pasta corta se non preferite gli spaghetti), scolarli molto al dente e mescolarli con il burro a pezzetti e lasciare raffreddare.

Nel frattempo sbattere le uova, aggiungere la provola tagliata a cubetti, il parmigiano, il sale e il  pepe e unire a questo punto la pasta.

In una padella larga e abbastanza alta, fare riscaldare l’olio poi versare la pasta e cuocere prima a fuoco vivo per circa un minuto, per fare rassodare, e poi a fuoco dolce per circa 15 minuti.

A questo punto, girare la frittata aiutandosi con un piatto dello stesso diametro della padella, rimetterla sul fuoco e cuocere ancora per altri 5 minuti.

La frittata è fatta: potete gustarla sia calda sia fredda.

Se preferite la versione rossa, una volta lessata la pasta unire burro e sugo preparato precedentemente con abbondante basilico. 

Curiosità:

La classica frittata di pasta napoletana nasce anticamente come piatto del riciclo, che veniva preparato a Napoli per non buttare la pasta avanzata dal giorno prima. Ma è un piatto talmente buono e gustoso, specie d’estate nelle cene estive, e, per gli intenditori, da portare a spicchi anche al mare, che oramai si cucina ogni volta che si desidera. Anche con la pasta cucinata al momento. E ne esistono mille versioni.  

A Napoli si chiama ‘A frittata e’maccarune (la frittata di maccheroni) ma si intende la classica frittata di spaghetti. Che può essere consumata come primo piatto, o antipasto o tagliata a cubetti come gustoso aperitivo.

Cantina Polito

Intervista a Carlo Polito

Come e quando nasce la sua cantina

L’azienda Agricola nasce alla fine degli anni ’60, la prima vendemmia invece risale al 2005 per volere di Vincenzo Polito che ha voluto diversificare l’azienda agricola, iniziando a produrre vini di qualità.

Quante bottiglie producete

Ad oggi la produzione si aggira intorno alle 60.000 bottiglie l’anno.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

I nostri vigneti sono nel Cilento, una terra magnifica, viva, ricca di biodiversità, con delle caratteristiche chimico-fisiche che agevolano la produzione di colture di elevata qualità, e non mi riferisco solo all’uva.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono di nuovo permesse?

Un po’ tutte le crisi portano problemi, ma spesso anche nuove idee ed anche questa pandemia ci ha portato a sviluppare nuovi progetti che sono in cantiere. Per quanto riguarda le visite in cantina credo che già nei prossimi mesi si possa tornare alla normalità.

Quale è il vino che consigliate e ci dica a quale piatto abbinarlo

Con l’avvicinarsi dell’estate vi consigliamo il nostro rosato “Prime Rose” che ben si abbina alle pietanze di stagione sia di terra che di mare, e che spesso piace molto anche a chi non beve spesso vino.

Via Malagenia, 19 | Agropoli (SA)

Telefono : 09741987052

www.politoviticoltori.com

Zuppa di Cozze

Il Mare di Napoli a tavola

Ci sono piatti che immediatamente ci fanno pensare al mare e ai suoi frutti e tra questi uno dei più apprezzati è la zuppa di cozze. Uno dei piatti partenopei più preparato in assoluto, non solo nei ristoranti di pesce della città ma anche nelle case dei napoletani e nelle belle serate estive per un assaggio di vacanza.

Ingredienti:

1kg. di cozze 

1 spicchio di aglio

5/6 pomodorini

Prezzemolo q.b.

Olio evo q.b.

Peperoncino q.b.

Procedimento:

Per prima cosa pulire le cozze, rimuovendo la barbetta che fuoriesce dal guscio e sfregandole esternamente con una paglietta per rimuovere eventuali incrostazioni.

Poi sciacquarle bene sotto l’acqua corrente e lasciarle in una bacinella colma d’acqua per almeno 15 minuti. Successivamente, in una padella rosolare l’aglio nell’olio extravergine di oliva, aggiungere il peperoncino e unire i pomodori, schiacciati con una forchetta. Cuocere per una ventina di minuti finché il sugo non sarà ristretto. 

A questo punto scolare bene le cozze, unirle in padella e lasciar cuocere con un coperchio fino a che  i gusci non si saranno aperti. Profumare con abbondante prezzemolo e servire la zuppa di cozze con fette di pane tostato e un buon bicchiere di vino bianco. Da provare anche la versione bianca, senza l’aggiunta di pomodorini.

La curiosità:Ideale sia come antipasto sia come secondo piatto, la zuppa di cozze piatto tipico del giovedì santo a Napoli, risale al tempo di Ferdinando di Borbone. Il re era golosissimo di cozze, che pescava egli stesso nel mare di Posillipo. Ma quando venne ammonito dal padre domenicano Gregorio Maria Rocco, che lo invitava a pranzi meno sontuosi nella settimana Santa se la fece preparare in modo più semplice (a zuppa) nel giorno del giovedì Santo. La notizia uscì dalle cucine reali fino ai vicoli dei Quartieri e da allora tutto il popolo nel giorno Santo del giovedì di Pasqua non volle farsi mancare quella gustosa zuppa. Che oggi però, pur rispettando la tradizione pasquale, non conosce pause né stagioni.

Gattò di Patate

Un incontro tra Napoli e la Franca

Ingredienti per 6/8 persone:

1,5 kg. di patate

5 uova

150 gr. di burro

400 gr. di provola

100 gr. di salame napoletano a cubetti

100 gr. di mortadella a cubetti 

50 gr. di pecorino grattugiato

50 gr. di parmigiano grattugiato 

Sale q.b.

Pepe q.b.

Pangrattato q.b.

Procedimento:

Lessare le patate in una pentola per una trentina di minuti verificando poi con una forchetta che siano morbide e pronte da essere scolate. A questo punto sbucciarle e, quando sono ancora calde, schiacciarle in un recipiente dove avrete precedentemente messo il burro. Aggiungere quindi sale, pepe, parmigiano e pecorino e mescolare bene fin quando il composto non sarà bene amalgamato. A questo punto, unire il salame, la mortadella e una parte della provola tagliata a cubetti.

Imburrare quindi una pirofila quadrata, spolverizzata con il pangrattato, versare il composto aiutandosi con una spatola per livellarlo. Sistemare poi i pezzetti della provola rimasta e coprire con l’altra parte dell’impasto.

Spolverizzare con altro pangrattato e cospargere la superficie con fiocchetti di burro.

Cuocere in forno a 160/180° per circa un’ora.

E Buon appetito!

La Curiosità:

Il Gattò di patate, Gateau alla francese, è sicuramente uno dei piatti più amati e tipici della tradizione culinaria partenopea, tramandato di generazione da nonna a madre da madre a figlia. Le radici della ricetta sono da ricercare probabilmente nella tradizione culinaria francese, che ha poi contaminato la cucina della corte del Regno delle Due Sicilie. La regina Maria Carolina era solita affidare la gestione delle cucine a cuochi di rango francesi, i monsieurs, in napoletano monzù: un’abitudine che si diffuse anche tra le famiglie aristocratiche napoletane che avevano in casa uno chef di fiducia.

In questa fusione di saperi e tradizioni ecco che al Gateau francese vennero uniti salumi e formaggi napoletani. Insomma il Gattò di patate, tanto amato a Napoli e non solo, nasce dall’incontro tra la cucina napoletana e quella francese, un connubio di sapori e saperi che lo rendono davvero unico.

Il Danubio

la torta a pizzico che si stacca con le mani

Il Danubio salato è una Brioche rustica sofficissima tipica napoletana, chiamata anche torta a pizzico perché è formato da tante piccole palline, che una volta cotte in forno si uniscono in un unico blocco e si staccano poi dall’insieme con un semplice pizzico!

Ogni pallina viene farcita con prosciutto e formaggio per un ripieno goloso e gustoso. Tipica nelle tavole a buffet delle feste napoletane, spopola  nelle migliori rosticcerie di Napoli, anche in versione monoporzione.

Ingredienti (ruoto diametro 30 cm):

Per la pasta:

550 gr. di farina 00 

260 gr. di patate sbucciate

120 gr. di burro

3 uova

1 cubetto di lievito 

20 gr. di zucchero

10 gr. di sale

Per il ripieno: 

200 gr. di fontina

200 gr. di prosciutto cotto e/o salame

Procedimento:

Disporre la farina a fontana su di una spianatoia e aggiungere il sale, al centro mettere il lievito sbriciolato, il burro a pezzetti e lo zucchero. Schiacciare le patate ancora calde precedentemente lessate e mescolare in modo da far sciogliere il burro ed il lievito. In ultimo aggiungere le uova ed impastare il tutto fino ad ottenere una pasta morbida ed omogenea.

Formare delle piccole palline di pasta (circa 40) e farcirle con il prosciutto ed il formaggio tagliato a dadini.

Disporre le palline in una teglia precedentemente imburrata, una vicina all’altra, spennellare con uovo sbattuto, far crescere per circa un’ora ed infornare a 160° in forno ventilato per circa 30 minuti.

La curiosità:

Il dolce, inventato nel 1920 da Giovanni Scaturchio, nasce dalla storia d’amore con una donna austriaca che gli insegnò tutti i trucchi della pasticceria d’oltralpe.

Pasta e patate con provola al forno…..

…la tradizione in tavola

La pasta e patate è un piatto semplice e genuino, fa parte della tradizione povera ed è un classico della cucina napoletana. La pasta utilizzata è quella mista, poiché anticamente si mettevano insieme i diversi formati di pasta avanzati in dispensa, mentre per insaporire le patate si aggiunge un po’ di pancetta ed in ultimo, la scorza di parmigiano. La vera pasta e patate deve essere “azzeccata”, ovvero ben asciutta: dopo aver aggiunto la pasta al sugo delle patate, infatti, bisogna coccolare la pasta mescolando di continuo, per ottenere un piatto cremoso e ben amalgamato. C’ è chi preferisce la pasta e patate nella versione bianca, chi invece, come me, aggiunge qualche pomodorino per realizzare la versione rossa. Una variante molto diffusa e appetitosa è quella della pasta e patate al forno con l’aggiunta della provola, un’ottima idea se avete tanti ospiti a pranzo, anche perché potrete prepararla in anticipo, ed è quella che vi proponiamo adesso.

Ingredienti per 4 persone:

320 gr. di pasta mista

750 gr. di patate

1 cipolla ramata di medie dimensioni

5/6 pomodorini

60 gr. di pancetta a dadini

100 gr. di provola

Olio evo q.b.

Sale

Pepe

Parmigiano

Pecorino

Basilico


Preparazione:

Lavate e sbucciate le patate, poi tagliatele a tocchetti. In una pentola sul fuoco fate soffriggere con un po’ d’olio d’oliva la cipolla tritata insieme alla pancetta ed i pomodorini tagliati a metà.

Aggiungete le patate, ricoprite il tutto con acqua, salate e pepate e fate cuocere per 15/20 minuti.

Calate la pasta e ricordate di scolarla a metà cottura.

Mescolatela alle patate sul fuoco aggiungendo un po’ di acqua di cottura, il pepe, il pecorino, il parmigiano ed il basilico.

Versatene una metà in una pirofila precedentemente imburrata aggiungete la provola tagliata a tocchetti, altro parmigiano e ricoprite con il resto della pasta.

Aggiungete altro parmigiano e dei fiocchetti di burro, fate gratinare al forno per circa 15 minuti e buon appetito!

Euvitis 21

Intervista a Giorgio Vergona

“Abbiamo rilevato una delle cantine più antiche della Campania”

Come e quando nasce la sua cantina

L’azienda Euvitis 21 nasce nel 2018, quando abbiamo rilevato lo storico marchio Ocone vini 1910, che è una delle cantine più antiche della Campania.

Il nostro è un progetto ambizioso, che si basa sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni campani ma che unisce anche una visione di impresa rivolta all’ambiente e al futuro: sostenibilità, industria 4.0 ed economia circolare sono diventati i nostri punti di forza. Tutto questo in una cornice tra le più vocate alla viticoltura del Sud Italia, la sottozona Taburno, una delle quattro DOCG campane.

Quante bottiglie producete

Attualmente la cantina produce circa centomila bottiglie all’anno, divise in tre linee di prodotti per offrire ai nostri clienti un’esperienza completa e unica dei vitigni della regione.

La linea classica si distingue per lavorazione in acciaio ed ogni vino è ottenuto con un solo tipo di uva.

La linea storica prevede una lavorazione in botti grandi ed è impreziosita da etichette che richiamano alla mitologia sannita.

La linea superiore ha una lavorazione in barrique e comprende i due Cru dell’azienda, Vigna pezza la corte e Vigna del monaco.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

La sottozona Taburno ha un microclima che permette alle uve di raggiungere la piena maturazione nei mesi della vendemmia grazie ad estati miti e ventilate, che impediscono anche il propagarsi di varie malattie infettive per le piante: i nostri vini quindi ne giovano in profumo, equilibrio ed eleganza. Inoltre, i terreni calcareo-argillosi hanno un ottimo drenaggio che permette la creazione di una riserva d’acqua durante l’inverno, consentendo così alle viti di non andare mai sotto stress idrico, soprattutto nelle annate più calde.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono ancora permesse?

Come tutti, ci siamo adattati ai cambiamenti del periodo sviluppando una forte rete e-commerce per la vendita diretta al pubblico, mentre per il mercato B2B conduciamo regolarmente wine tasting con buyer di tutto il mondo in video-call, il più delle volte direi fortunatamente,  con ottimi risultati.  

Al momento le visite in cantina non sono permesse come da ultimo DPCM ma contiamo di riavere presto i nostri clienti in azienda per offrirgli un’esperienza a 360 gradi del mondo Euvitis: l’azienda infatti avvierà il progetto “hospitality” che comprenderà pernottamento, sale degustazione per wine tasting ed enoteca per l’acquisto di vini.

Quale è il vino che consigliate e ci dica a quale piatto abbinarlo

Il vino che vorrei consigliare è Anastasi, aglianico del taburno docg ottenuto dalla selezione dei migliori grappoli e premiato sia al Merano wine festival sia da James Suckling sul palco internazionale.Adatto certamente a primi piatti ben strutturati, come la lasagna e ai  secondi di carne, come l’anatra o il cinghiale.

Euvitis 21 | Via S.Benedetto 93 | 82030 Ponte(BN)
www.oconevini.it | Telefono: 0824874878

Cantine degli Asroni

Intervista a Cristina Varchetta

Come e quando nasce la sua cantina

Era il 1892 quando Vincenzo Varchetta, decise di rafforzare la propria attività, convinto che i tempi fossero maturi per trasformare il piacere di produrre vino in una fiorente attività commerciale. Contributo decisivo fu dato dal figlio Giovanni, il quale, appena rientrato dalla seconda guerra mondiale, riuscì a trasformare in concretezza i sogni del padre. “Don Giovanni”, esperto conoscitore di ogni angolo visitato della Campania, infuse ai figli e ai nipoti tutta la passione e le competenze accumulate negli anni.

Attraverso la storia di quattro generazioni, la famiglia fonda, nel 1999, l’attuale azienda CANTINE ASTRONI, impegnandosi in un progetto di tutela e valorizzazione dell’ampelografia campana e soprattutto flegrea. L’attenzione è concentrata principalmente sui vitigni autoctoni pre fillosserici (a piede franco): Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei.

L’azienda si erige sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, tra Napoli e Pozzuoli, un tempo riserva di caccia Borbonica ed oggi oasi naturale WWF Italia.

Quante bottiglie producete 

Ad oggi Cantine Astroni produce 150.000 bottiglie su 25 ettari vitati di cui 15 ettari di proprietà la parte restante in conduzione, divisa su 11 etichette. Inoltre  le nostre vigne,  sono ubicate tutte  nel comune di Napoli; ed infatti Napoli dopo Vienna e la seconda città Europea con più ettari vitati. Possiamo affermare di essere un’azienda metropolitana. Attualmente  la parte agronomica enologica è affidata alla quarta generazione della famiglia:  Gerardo Vernazzaro e Vincenzo Varchetta.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Prima di poter  parlare delle caratteristiche dei terreni  Flegrei bisogna fare prima un  breve excursus sull’aspetto geologico della zona. 

Iniziamo col dire che i Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli. Si tratta di una zona dalla struttura singolare: non un vulcano dalla forma di cono troncato ma una vasta depressione o caldera, ampia circa 12x15km2.
Nel 1538 si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 m. Da allora, l’attività ai Campi Flegrei è caratterizzata da fenomeni di bradisismo, attività fumarolica ed idrotermale localizzata nell’area della Solfatara.
La storia eruttiva dei Campi Flegrei è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano. Questi eventi sono stati così violenti che i volumi di magma prodotti e la velocità con cui sono stati emessi hanno causato collassi e originato caldere. Per questo, la forma dell’area è quella di un semicerchio bordato da numerosi coni e crateri vulcanici. Nella zona sono infatti riconoscibili diverse aree soggette ad un vulcanismo di tipo secondario, come fumarole e sorgenti termali. In particolare, nell’area della Solfatara si verificano manifestazioni gassose mentre le località di Agnano, Pozzuoli, Lucrino sono note per le acque termali.
Il fenomeno di bradisismo che caratterizza l’area consiste in un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo. Le fasi di abbassamento, che attualmente rappresentano la condizione normale, sono asismiche e sono caratterizzate da bassa velocità. Le fasi di sollevamento, presentano invece maggiore velocità del moto del suolo e sono accompagnate da intensa attività sismica locale. L’ultima crisi bradisismica si è verificata nel 1983. 

Il clima dell’area flegrea è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e secche. Le precipitazioni si concentrano principalmente nel periodo autunnale e primaverile. La fascia costiera è caratterizzata da temperature miti tutto l’anno. Le temperature giornaliere medie sono di circa 14°C nel periodo invernale e di 28°C nel periodo estivo. Le condizioni pedoclimatiche favorevoli pur nella loro estrema variabilità favoriscono la produzione di vini di ottimo livello qualitativo e nelle migliori annate di superbe interpretazioni. Il clima tipicamente mediterraneo e la qualità dei terreni sottili e sciolti, caratterizzano un territorio unico. Infatti il suolo ricchissimo di sali potassici e franco- sabbiosi sono elementi indispensabili per tracciare un profilo sensoriale.

Come  è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19, le visite in cantina sono ancora permesse 

L’emergenza Covid-19 per quanto ci riguarda ha cambiato in primis il tipo di turista/ enoappassionato, in quanto le visite sono prettamente per Italiani.  Noi per scelta aziendale per non spaventare ulteriormente enoturista cerchiamo di fare viste a gruppo familiare o di amici, anche se il vecchio decreto consentiva gruppi di 10 persone. 

L’aspetto sicuramente interessante di questa situazione ha portato l’italiano a conoscere le realtà locali e questo è bellissimo per chi lavora per la valorizzazione del proprio territorio.

Ci dica allora quale è il vino che consigliate e a quale piatto abbinarlo

Uno dei vini  più rappresentativi della cantina  e  dell’areale napoletano/ flegreo è il Piedirosso con l’etichetta Colle Rotodella, vincitrice dei tre bicchieri gambero rosso 2021. Il Piedirosso è un vitigno autoctono campano presente nella regione da tempo immemorabile e con estensioni inferiori solo all’Aglianico. È conosciuto con il nome dialettale “Per’ e palummo” che descrive una caratteristica morfologica del rachide che vede i pedicelli dei chicchi colorati di rosso come quelli di una zampa di colombo.
Il vitigno è molto vigoroso, con maturazione medio-tardiva nei primi 20 giorni di ottobre. Le rese sono nella media o basse, ma costanti. È molto concentrata in zuccheri con acidità media. Presenta grappoli di dimensioni medio-grandi, a forma piramidale e a spargolo. I chicchi sono di media grandezza, sferici, con alte concentrazioni di pruina sulla spessa buccia di colore rosso-violaceo.
Il vitigno trova la sua massima espressione in terreno vulcanico e quindi l’area maggiormente rappresentativa è la zona del Napoletano. 

Il piatto con cui lo abbinerei è sicuramente ad un piatto della tradizione napoletana: ”i polipetti alla luciana”. Questo piatto è legato ai pescatori del quartiere Santa Lucia, a questo borgo marinaio di Napoli. Ho scelto questo abbinamento in quanto, questo piatto, ha due sapori preponderanti la dolcezza del pomodoro, incontra la consistenza sapida del polipetto.

Cantine degli Astroni | Via Sartania,48

Tel +39 081 5884182

Indirizzo mail: info@cantineastroni.com