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Cantine Fontanavecchia

Intervista a Libero Rillo

Dott. Rillo, come e quando nasce la sua cantina

Le storiche cantine Fontanavecchia sono un vero e proprio tempio dedicato al vino, al duro lavoro dell’uomo, all’incanto dei lenti e delicati riti che da generazioni intessono la vita di una famiglia di vignaioli.  Sono state costruite dal capostipite della famiglia Rillo a partire dal XIX secolo e poi, con il tempo, sono state ristrutturate e ingrandite. Oggi rappresentano una realtà vitivinicola di spicco nel territorio campano, l’azienda Fontanavecchia si sviluppa nell’omonima contrada di Torrecuso, in provincia di Benevento su una superficie di 20 ettari. Nella gestione, sono affiancato, assieme a mio fratello Giuseppe, dalla preziosa esperienza di nostro padre Orazio.

Un’azienda di famiglia, quante bottiglie producete

Centottantamila

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Il nostro è un territorio molto particolare adatto a produrre vini, sia bianchi sia rossi, è una terra di spessore con un forte carattere e particolare tipicità. 

Noi diciamo sempre: “Il mio vino ha carne ed ossa e pelle che è profumata di memoria, sapore che avvolge le lingue e risveglia la parola, il mio vino è sangue di questa terra e questa terra è tutto ciò che ho dentro”.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19? Le visite in cantina sono ancora permesse?

Al momento non sono permesse, ma restano comunque uno strumento molto valido per far conoscere i propri vini e le proprie filosofie aziendali. Speriamo di riprenderle quanto prima, appena non saremo più zona rossa. Siamo una cantina molto grande, con grandi spazi aperti pertanto le visite, se contingentate, potranno riprendere in sicurezza non appena sarà consentito.

Recentemente avete ottenuto un importante riconoscimento dall’Associazione Italiana Sommelier, di quale vino si tratta e ci dica anche a quale piatto abbinarlo.

E’ un riconoscimento che ci riempie di orgoglio. Si tratta di Vigna Cataratte – Aglianico del Taburno Riserva DOCG 2015. A mio parere, l’abbinamento perfetto è con un caciocavallo del nostro Sannio stagionato almeno per quindici o meglio ancora diciotto mesi. I nostri vini raccontano, da sempre, una storia di paziente lavoro svolto per ottenere un unico obiettivo: l’eccellente qualità. Per questo motivo tutte le fasi di lavoro: dalle attività in vigna alla vinificazione fino all’imbottigliamento sono svolte con passione e scrupolosità per favorire e condurre all’eccellenza l’identità e la peculiarità che ciascun vitigno sa esprimere.

Info e Contatti

Via Fontanavecchia 82030 Torrecuso (BN) www.fontanavecchia.info tel. 0824876275

Timballo di pasta ricoperto di melanzane

Ingredienti:

1 kg di melanzane a fette 

2 melanzane a funghetti  

250 gr di provola o fior di latte

600 gr di pasta (bucatini o mezzi ziti)

Salsa q.b. 

Parmigiano e basilico q.b.

1 uovo 

Stampo dal diametro di 26-28 cm

Preparazione:

Tagliare a fette le melanzane e friggerle, un paio invece tagliarle a funghetti e friggerli.

Preparare una salsa di pomodoro (si può scegliere tra pelato o passato) con olio, uno spicchio di aglio e basilico. Foderare poi uno stampo per ciambella con le fette di melanzane fritte. Lessare la pasta (a scelta tra bucatini o mezzi ziti spezzati) e scolarla a metà cottura, condirla poi con la salsa, le melanzane a funghetti, i cubetti di provola o di fior di latte, basilico, parmigiano e un uovo sbattuto. 

A questo punto versare nello stampo rivestito di melanzane e coprire con salsa di pomodoro e fette di melanzane se saranno avanzate. 

Cuocere in forno a 160° per 30/40 minuti. A cottura ultimata lasciare rassodare per un po’ e capovolgere il timballo su un piatto da portata.

Per chi lo desidera, si può guarnire con pomodorini e basilico.

Asset Class | Residential Location | Milan

In corso lo smontaggio dei ponteggi “Lato Sud” di Viale Umbria, Milano

Alabastra Cantine Pintore & Valentino

Intervista a Lucia Pintore

Signora Pintore, come e quando nasce la sua cantina

Alabastra è un’azienda giovane, fondata pochi anni fa nel 2016 da noi proprietari Lucia Pintore e Angelo Antonio Valentino. Nei  suoi prodotti racchiude tutta la nostra passione unita ad anni di ricerca, studio e sperimentazione. L’impronta stilistica è data dalla sobrietà e dall’assenza d’improvvisazione con un’attenzione costante nel cogliere i cambiamenti e le innovazioni, ispirate e spesso condivise, con coloro i quali hanno lasciato un profondo segno nell’enologia moderna e nel gusto mondiale.

I nostri prodotti hanno una precisa caratterizzazione, data dai colori vivi, dai profumi e dagli aromi, tutti espressione di vitigni diversi allevati nei siti migliori e curati da agricoltori rispettosi del frutto e della terra. La tecnica produttiva adottata è all’insegna di una pulizia enologica che li rende difendibili dall’omologazione e, al contempo, riconoscibili.

Quante bottiglie producete

Circa 40.000 con 11 tipologie di vino.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Il vino è come una mano, composta da cinque dita, ognuna lavora per avere un pugno forte.  Bisogna unire territorio, vitigno, lavoro dell’uomo, vinificazione e annata. La terra in gran parte dei nostri siti ha una composizione tendenzialmente scistosa ed argillosa, unitamente ai cloni dei vitigni scelti, all’esposizione elevata, all’età dei vigneti e all’attenta conduzione agronomica. Possiamo dire che interviene dandoci delle basi di ottima struttura che opportunamente governate ci stanno regalando grandi prodotti.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19

C’è stato un rallentamento delle vendite, dovuto alla chiusura delle attività del comparto HO.RE.CA che è il nostro cliente principale. E’ aumentata, però, la vendita diretta con le consegne a domicilio in tutta Europa. Siamo riusciti a compensare la minore commercializzazione tramite i classici canali anche se non vi è stato un incremento. In qualche modo, fortunatamente, siamo riusciti a reggere il colpo. Non abbiamo risentito delle visite in cantine perché non abbiamo fatto in tempo neanche ad aprirle al pubblico. In cantina si lavora e il vino chi vuole lo assaggia in ambienti più confortevoli e adatti.

Magari davanti a del buon cibo. A tal proposito, qual è il vino che consiglia e ci dica anche a quale piatto abbinarlo

Consiglio il più prestigioso dei nostri vini, il TAURASI,in quanto è da noi elaborato esclusivamente quando tutte le condizioni sono state favorevoli a darci quello che il vitigno Aglianico può potentemente esprimere. Colore profondo, profumi decisi che nel tempo riescono ad ampliarsi, piena corposità, grandi equilibri prima, lunga persistenza gustativa poi, che permettono a questo vino di raggiungere armoniose espressioni già nei primi anni di vita e mantenerle in essere per lungo tempo senza cedimenti organolettici. E’ come un gentiluomo di campagna… mai volgare nè esagerato, ma temprato alle fatiche e alle intemperie. Lo scelgo augurando a tutti lunga vita.L’abbinamento che consiglio è con ottimi salumi, carni saporose, arrosto o in umido, anche ricche di condimenti e spezie. Formaggi di media e lunga stagionatura, anche erborinati. Ma diventa eccezionale semplicemente accostato ad amici o belle persone con le quali fa piacere trascorrere una bella serata o anche da soli, magari leggendo un buon libro o ascoltando musica.

Linguine con “cucuzzielli” alla milanese ovvero alla «vado di fretta»

di Paola Lunghini

Ingredienti per quattro persone:

– 3 zucchine di media grandezza 

– 1 cipolla bianca

– 1 noce di burro

– un velo d’olio 

– 2 tuorli d’uovo

– formaggio grana grattugiato, abbondante 

– 1 bicchiere di vino bianco secco

– sale e pepe q.b.

– alcuni fili di erba cipollina (per decorare) 

– 300 gr. di linguine

Preparazione

Sbucciate le zucchine e la cipolla, grattugiatele grossolanamente con l’apposita grattugia per ortaggi e mettetele a cuocere in una pentola dal bordo un po’ alto, insieme al burro, l’olio e metà del vino bianco. Per la cottura basteranno pochi minuti. Aggiustate di sale e pepe e levate dal fuoco.

Intanto in una ciotola battete ben bene i tuorli, il formaggio e il resto del vino: il composto deve risultare fluido. 

Intanto cuocete le linguine in acqua abbondante ma poco salata – “al dente” vi ci vorranno meno di dieci minuti -, scolatele e versatele nella pentola delle zucchine (che avrete rimesso sul fuoco a riscaldare), mescolando energicamente a fuoco basso per un minuto. Rovesciateci sopra il composto della ciotola, amalgamando morbidamente. 

Un altro minuto. 

Impiattate velocemente, decorate con qualche filo d’erba cipollina e portate in tavola. Per far tutto, ci avrete messo mezz’ora come massimo

Cantina Moio

Intervista a Bruno Eliseo Moio

Viticoltori per nascita o per passione?

Direi che le due cose sono collegate. Mio padre, Michele Moio nella seconda metà del novecento intuì che il vino rosso ottenuto dalle uve di Primitivo, provenienti dai migliori siti di Mondragone, poteva degnamente essere considerato la versione moderna del vino caro ai romani antichi. Da lì lo slancio per piantare le vigne, curarle e spostare quindi l’attenzione sulla viticoltura per cercare di capire come potesse esprimersi al meglio questo vitigno nelle nostre terre.All’epoca in cui mio padre iniziò, l’attività di cantina era praticamente separata dall’azienda agraria, quando invece anni dopo è arrivato anche in Italia il concetto di terroir francese, si è capita l’importanza sempre maggiore delle vigne e con il progresso tecnico vitivinicolo che avanzava mi sono concentrato prima sulla viticultura e poi sulla cantina.Si può dire che ci siamo nati dentro, che è una passione che ci è stata prima tramandata ed è stata nutrita continuamente facendola sempre di più evolvere ma restando comunque sempre legati alle tradizioni di famiglia.

Quante bottiglie producete?

La produzione sia aggira intorno alle 120.000 bottiglie.

Ci dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la vostra uva in un vino pregiato.

Ci troviamo in prossimità del mare e dunque i nostri suoli sono prevalentemente sabbioso-vulcanici. È rinomata l’elevata fertilità dei suoli vulcanici, ricchi in sali minerali, fosforo, potassio e magnesio. Micro e macro-nutrienti che consentono alla pianta avere un forte vigore della parete vegetativa e una forte produzione che si traduce nel bicchiere con un vino pieno e corposo. L’abbondante fertilità dei suoli dell’areale di Mondragone viene bilanciata dalla presenza di un’ampia percentuale di suoli sabbiosi, notoriamente scarsi in nutrienti. I suoli sabbiosi, inoltre, hanno una grande capacità di drenaggio dell’acqua in eccesso favorendo l’accumulo di zuccheri negli acini.
Questo ci consente di produrre vini potenti e strutturati che, insieme all’alto contenuto di
antociani nelle bucce, sono le due peculiarità del vitigno Primitivo.
In conclusione, i nostri suoli con il clima tipico di queste zone costituiscono un binomio perfetto per la produzione di questo vino caldo e robusto, ottenuto dal Primitivo.

Quale è il vino che consiglia e ci dica anche a quale piatto lo abbinereste?

Le consiglio senza alcun dubbio il Moio 57. È il vino al quale sono più legato perché mi riporta a mio padre. Lui scelse questo nome per la straordinaria vendemmia del 1957, che si ottenne a Mondragone.
Ha un colore rosso rubino, un profumo fruttato con un fondo di spezie e di liquirizia. Al gusto è caratterizzato da una notevole concentrazione ed un ottimo equilibrio. L’abbinamento ideale sono le carni rosse, arrostite, alla brace o con sughi speziati, ma anche la selvaggina, i brasati e gli umidi a lunga cottura. Più in generale piatti con una discreta struttura capaci di sposarsi con questo vino piuttosto corposo.

Paglia e fieno ai lampi di lompo

di Paola Lunghini

Avete presente le uova di lompo? Un tempo le chiamavano “caviale dei poveri”, perché rispetto al Beluga non costavano quasi nulla… Rispetto allo storione, il povero lompo era un pesce proletario e non adatto a palati raffinati.

Poi i nutrizionisti scoprirono che codesti microscopici ovettini erano ricchi di ottime proprietà (alto contenuto di acidi grassi omega-3, iodio, potassio e selenio) e in compenso non “pesavano” sulla dieta… nel senso che saziano ma non fanno ingrassare…

Ingredienti per quattro persone:

– tre etti di tagliolini gialli/verdi detti “paglia e fieno”, di “produzione industriale/artigianale”, ma di ottima qualità;

– un vasetto da 150 grammi di uova di lompo nere (il vasetto deve essere a temperatura ambiente). Se no, vanno bene anche tre vasetti da 50 grammi, per via dell’aritmetica di base;

– un bicchiere di vino bianco;

– 30 grammi di burro;

– per decorare, qualche fogliolina di menta fresca.

Preparazione:

Cuocete i tagliolini paglia e fieno in abbondante acqua salata, “al dente” vi ci vorranno pochissimi minuti, e scolateli.

Nella stessa ancor caldissima pentola mettete a sciogliere bene il burro, aggiungete il vino e la pasta, e mescolate energicamente a fuoco bassissimo per un minuto. La pasta deve risultare morbida, eventualmente aggiungete ancora un po’ di vino.

Versateci sopra “a pioggia” le uova di lompo, date una mescolata bella ma leggera (per non rovinare gli ovetti) e impiattate subito, decorando ogni porzione con qualche fogliolina di menta.

di Dino Orsini

Concetto

Nomi, soprannomi, annedoti e curiosità. Ognuno di noi ne ha qualcuno ne cassetto dei ricordi legato a vecchi parenti o a ricordi, di quando era bambino, e che da grandi si confondono tra la memoria, lo stupore e, a tratti, la dolcezza.

Clicca QUI per leggere il racconto.

Cenatiempo Vini d’Ischia

Intervista a Federica Predoni

L’azienda nasce nel 1945 con Francesco Cenatiempo, padre dell’attuale proprietario e produttore, Pasquale, una piccola attività di imbottigliamento di vino sfuso al quale segue, con l’arrivo del turismo sull’isola, una modernizzazione della cantina con il conseguente passaggio di acquistare e trasformare direttamente le uve ischitane, principalmente Biancolella e Forastera.

Alla morte del padre, Pasquale assume totalmente la gestione aziendale portando avanti la tradizionale attività di trasformazione delle uve autoctone acquistate dai conferitori sull’isola, integrando e aumentando la produzione attraverso la gestione diretta dei vigneti che, attualmente, si estendono per oltre 6 ettari, divisi in 17 appezzamenti sparsi sull’isola.

Quante bottiglie producete?

Circa 100.000, di cui 4.500 del Forastera.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19?

Durante l’emergenza la cantina ha, ovviamente, rallentato molto il lavoro ma non si è mai fermata. La nuova annata è pronta, alcuni vini ancora in affinamento ma abbiamo dovuto trovare soluzioni per gestire lo stoccaggio dei vini che di solito, in questo periodo, erano già stati venduti tra il mercato italiano ed estero.

Stiamo ricevendo alcuni segnali di lenta ripresa da quello estero e questo ci fa ben sperare. Stiamo valutando possibili modi di vendita on line.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Siamo eredi di una terra magnifica, i cui suoli vulcanici regalano la mineralità e leggera sapidità alle uve ischitane. Noi ci limitiamo a curare al meglio quei suoli al fine di preservare tutti i profumi e gli aromi nei vini.

Quale è il vino che consiglia e ci dica anche a quale piatto abbinarlo

Il vino che suggerisco è il Forastera. Per molto tempo usato solo in uvaggio con il Biancolella dal 2011 lo produciamo in purezza da un’antica vigna nella zona di Lacco Ameno a 200 mt sul livello del mare.

La sua spiccata acidità e mineralità gli regalano la freschezza e la struttura capaci di sostenere un’ampia scelta di piatti che possono andare dai classici preparati di pesce ai formaggi stagionati.

Cenatiempo Vini d’Ischia | Via B. Cossa 84, 80077 Ischia (Na) | 3337100480

Gnocchetti di patate alla crema di “lattuga appassita”

di Paola Lunghini

Vi ritrovate dimenticata in frigo una lattuga ormai un po’ appassita e francamente bruttarella, impossibile quindi da portare in tavola come insalata? Non buttatela nell’umido! Fateci una bella cremina con la quale condire gli gnocchetti, secondo le istruzioni sotto. Ricettina semplice, veloce, economica e buonissima: provare per credere.

Ingredienti per quattro persone:

Due confezioni (da 500 gr/cad) di gnocchetti di patate di “produzione industriale/artigianale”, ma di ottima qualità

Una lattuga un po’ appassita, ma ben mondata delle foglie troppo “invecchiate”

Una confezione da 250 ml di latte micro filtrato parzialmente scremato

Un bicchiere di vino bianco

Due spicchi d’aglio (se graditi)

Due cucchiai di formaggio grana grattugiato (o pecorino, vedete voi)

Una noce di burro

Brodo vegetale

Sale e pepe q.b.

Preparazione:

Non mettetevi a confezionare gli gnocchetti con le vostre manine: ci mettereste una vita, vi verrebbero bruttissimi e per giunta vi riempireste di farina sino ai capelli. Credete a me, in commercio si trovano gnocchetti di patate che sono buonissimi e bellissimi, e tutti perfettamente identici. Oltretutto sono comodi: una volta rovesciati in una pentola dove avrete preparato un buon brodo vegetale, in due minuti saranno affiorati, et voilà, metà della cena è già fatta. Mentre il brodo inizia a sobbollire, frullate velocemente la lattuga con il latte e l’aglio, e trasferite la crema così ottenuta in un tegame, che scalderete a fuoco basso, aggiungendo il burro. Rovesciatevi dentro gli gnocchetti (che nel frattempo avrete messo a cuocere nella pentola e saranno affiorati), aggiungete il vino, il formaggio grattugiato, il sale e il pepe q.b., e mescolate morbidamente per un minuto o poco più.Nota: se la lattuga ut supra dispone ancora di qualche foglia larga e “decente”, usatele per “foderare” a mo’ di petali la zuppiera che porterete in tavola…