Tag: #food

Brasato estivo “Gelee”

di Paola Lunghini

Ingredienti  per  4  persone:
– 1 pezzo di magatello  di  vitello (circa 7/8 etti)  
– spago da  cucina  (calcolate sette volte in cm la lunghezza della  carne)
– odori (cipolle di Tropea, sedano dell’ Emilia, carote valdostane) in quantità molto molto  abbondante, tagliati a piccoli tocchetti
– 1 noce  di burro e olio q.b.
– 2 bicchieri di vino rosso a piacere sui 13 gradi e mezzo  
– 3 bicchieri di brodo vegetale (va benissimo un preparato per brodo di quelli normalmente in commercio)
– una spruzzata, ma proprio una spruzzata, di sale (se necessario)
– 1 dado di preparato per gelatina (per 500 gr.)
– Per decorare foglie di basilico q.b.

Preparazione:

Preparate la gelatina seguendo le istruzioni riportate sulla confezione. Versate il tutto in un contenitore rotondo, lasciate raffreddare un po’ e personalizzate con un paio di cucchiai di salsa di soia. Lasciate raffreddare bene prima di riporlo in frigo (dove dovrà rimanere per diverse ore).
Intanto, legate ben stretto il magatello con lo spago e senza far grovigli (come se doveste fare un arrosto. Se non ne siete capaci, fate fare l’ esercizio dal vostro macellaio, lui sa come si fa…ma non fatevi mettere la “retina”…)

Scaldate leggermente burro e olio in un tegame ben largo e con bordi molto alti, e adagiatevi la carne facendola rosolare leggermente a fuoco bassissimo da ogni parte. Appena appena dorata, togliete il tegame dal fuoco e dopo un paio di minuti aggiungete lentamente un bicchiere di vino, irrorando. Attenzione, perché questa è la parte più delicata: se infatti il vino lo aggiungete mentre la carne ancora cuoce, è facile dobbiate invocare l’ intervento dei pompieri.
Rimettete il tegame sul fuoco, sempre a fiamma bassissima. La rosolatura proseguirà da sola, ma comunque girate la carne un paio di volte. Quando il vino sarà assorbito, aggiungete – secondo la precedente modalità – il secondo bicchiere, sino ad assorbimento completo: la carne avrà raggiunto il bel colore scuretto che deve avere. Tutta questa fase durerà almeno una mezz’oretta.

A questo punto rovesciate nel tegame gli ortaggi a tocchetti (aggiungete un poco d’olio), mescolate velocemente e lasciateli “appassire”, osservandoli attentamente e dicendo «Cipolla di Tropea , guai a te se ti bruci, eh, perché se no non sai cosa ti faccio, ti butto nella spazzatura, umido of course, e nel tegame al tuo posto ci metto la cipolla surgelata del supermercato!!!».
Quando gli ortaggi saranno appassiti, versatevi sopra lentamente tutto il brodo, coprite con un coperchio e rilassatevi. Ogni tanto, date un’ occhiata e una mescolatina.
Dopo un paio almeno d’ ore di fuoco basso, togliete la carne dal tegame e lasciatela raffreddare (anche in frigo, se volete. Per una volta, non manderete in tilt l’equilibrio ecologico dell’ elettrodomestico). Indi, tagliatela a fettine, abbastanza sottili ma non troppo e lasciatela lì.
Prima però, date un’ assaggiatina, per vedere se è “cotta giusta”. Deve risultare tenerissima, da tagliare solo con la forchetta.

Rovesciate allora le verdure in un contenitore adeguato e con il passaverdure manuale, riducete il tutto a una “purea”, ma grossolana: si devono vedere e ancora ben bene i pezzetti di ortaggi. Aggiungete, se necessario, la spruzzatina di sale.
Adagiate il tutto, carne a fettine compresa, nel tegame (ecco perché occorre un tegame bello largo) e rimettete sul solito fuoco basso per ancora una mezz’oretta.
Mettete poi tutto in frigorifero e lasciatelo lì sino a poco prima di cena.

A questo punto togliete dal frigo il contenitore con la gelatina (che sarà già pronta), rovesciatelo su un piatto ben freddo e tagliate la gelatina a spicchi triangolari.
Disponete su ogni piatto alcune fettine di carne, copritele con la purea, e “allegate” qualche spicchio di gelatina. Decorate poi con le foglie di basilico e servite bello fresco.

P.S.: se vi fosse avanzata un po’ di purea, il giorno dopo la potrete utilizzare – riscaldandola e aggiungendovi un po’ di olio – per condirci un bel piatto di gnocchi di patate o un bel piatto di tagliatelle!!

Insalata Bianca di Paulette

di Paola Lunghini

A chi non piace la “Salade niçoise”, ovvero l’Insalata Nizzarda, tipica coloratissima ricetta provenzale originaria di Nizza, preparazione dalle caratteristiche mediterranee, formata da verdure crude dal gusto molto deciso, che racchiudono tutto il sapore del sole ?

Piace a tutti, credo.

L’Insalata Nizzarda è così buona che «è diffusa a livello internazionale, anche se con miriadi di varianti, che spesso ne fanno perdere l’originale e tipica composizione, sottoposta, invece, a Nizza a regole severe. Data la sua ricca consistenza, l’Insalata Nizzarda può essere servita anche come piatto unico».

Volete provare la mia variante ? Anziché coloratissima, è “in bianco” !!! E con la Nizzarda, è ovvio, nulla ha a che fare, se non il tempo che si impiega a prepararla.

Ingredienti per 8 persone :

-due/tre coste di sedano ben pulite e sottilmente affettate (comprese le foglie verdine, che però metterete in una ciotolina a parte)

-un finocchio ben pulito e sottilmente affettato (comprese le fogliette verdine, che unirete alla ciotolina ut supra, mescolando morbidamente all’ultimo momento, se no si ammosciano)

-alcune “testine” di cavolfiore sottilmente affettate

-due/tre zucchine sbucciate e affettate a rondelle sottilissime

-un fascio di porro (solo la parte bianca) ben pulito e affettato a rondelle sottilissime

-un paio di “cespi” di insalata indivia belga, ben pulita e affettata a rondelle sottilissime

-un barattolo di fagioli cannellini (in confezione “industriale” ma della miglior qualità, circa 250 grammi) ben risciacquati sotto acqua corrente per levare le tracce del liquido di conservazione

-un barattolo di ceci (anch’essi in confezione “industriale” ma della miglior qualità, circa 250 grammi) ben risciacquati sotto acqua corrente per levare le tracce del liquido di conservazione

-una pera kaiser pelata e tagliata a tocchetti

-una mela verde pelata e tagliata a tocchetti

-due etti di formaggio pecorino, o simile, a scagliette

-una manciata abbondante di pinoli; nocciole e mandorle (sgusciate e pelate)

-sale e pepe qb

Prima di servire :

Versate tutti gli ingredienti nell’insalatiera, salate e pepate, e mescolate con garbo.

Aggiungete, a pioggia, le fogliette verdine di cui ho detto sopra.

Per servire :

Amalgamate in una salsiera una confezione (almeno 300 grammi) di yogurt magro, allungato con crema di latte. Deve risultare una salsa molto morbida e ben liquidina.

Conclusione :

Quando i vostri ospiti si saranno tutto ciò ben sbafati, chiedete loro di indovinare di quanti ingredienti l’Insalata bianca di Paulette è composta.

A chi si è più avvicinato al numero esatto, consegnate con gaudio e tra gli applausi il regalino ben infiocchettato che avrete preventivamente preparato.

P.S.: Non ci metto fettine di aglio, cipolla o scalogno, perché non a tutti sono graditi. Ma se volete, potete sempre preparare una ciotolina a parte.

Cantina Moio

Intervista a Bruno Eliseo Moio

Viticoltori per nascita o per passione?

Direi che le due cose sono collegate. Mio padre, Michele Moio nella seconda metà del novecento intuì che il vino rosso ottenuto dalle uve di Primitivo, provenienti dai migliori siti di Mondragone, poteva degnamente essere considerato la versione moderna del vino caro ai romani antichi. Da lì lo slancio per piantare le vigne, curarle e spostare quindi l’attenzione sulla viticoltura per cercare di capire come potesse esprimersi al meglio questo vitigno nelle nostre terre.All’epoca in cui mio padre iniziò, l’attività di cantina era praticamente separata dall’azienda agraria, quando invece anni dopo è arrivato anche in Italia il concetto di terroir francese, si è capita l’importanza sempre maggiore delle vigne e con il progresso tecnico vitivinicolo che avanzava mi sono concentrato prima sulla viticultura e poi sulla cantina.Si può dire che ci siamo nati dentro, che è una passione che ci è stata prima tramandata ed è stata nutrita continuamente facendola sempre di più evolvere ma restando comunque sempre legati alle tradizioni di famiglia.

Quante bottiglie producete?

La produzione sia aggira intorno alle 120.000 bottiglie.

Ci dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la vostra uva in un vino pregiato.

Ci troviamo in prossimità del mare e dunque i nostri suoli sono prevalentemente sabbioso-vulcanici. È rinomata l’elevata fertilità dei suoli vulcanici, ricchi in sali minerali, fosforo, potassio e magnesio. Micro e macro-nutrienti che consentono alla pianta avere un forte vigore della parete vegetativa e una forte produzione che si traduce nel bicchiere con un vino pieno e corposo. L’abbondante fertilità dei suoli dell’areale di Mondragone viene bilanciata dalla presenza di un’ampia percentuale di suoli sabbiosi, notoriamente scarsi in nutrienti. I suoli sabbiosi, inoltre, hanno una grande capacità di drenaggio dell’acqua in eccesso favorendo l’accumulo di zuccheri negli acini.
Questo ci consente di produrre vini potenti e strutturati che, insieme all’alto contenuto di
antociani nelle bucce, sono le due peculiarità del vitigno Primitivo.
In conclusione, i nostri suoli con il clima tipico di queste zone costituiscono un binomio perfetto per la produzione di questo vino caldo e robusto, ottenuto dal Primitivo.

Quale è il vino che consiglia e ci dica anche a quale piatto lo abbinereste?

Le consiglio senza alcun dubbio il Moio 57. È il vino al quale sono più legato perché mi riporta a mio padre. Lui scelse questo nome per la straordinaria vendemmia del 1957, che si ottenne a Mondragone.
Ha un colore rosso rubino, un profumo fruttato con un fondo di spezie e di liquirizia. Al gusto è caratterizzato da una notevole concentrazione ed un ottimo equilibrio. L’abbinamento ideale sono le carni rosse, arrostite, alla brace o con sughi speziati, ma anche la selvaggina, i brasati e gli umidi a lunga cottura. Più in generale piatti con una discreta struttura capaci di sposarsi con questo vino piuttosto corposo.

Paglia e fieno ai lampi di lompo

di Paola Lunghini

Avete presente le uova di lompo? Un tempo le chiamavano “caviale dei poveri”, perché rispetto al Beluga non costavano quasi nulla… Rispetto allo storione, il povero lompo era un pesce proletario e non adatto a palati raffinati.

Poi i nutrizionisti scoprirono che codesti microscopici ovettini erano ricchi di ottime proprietà (alto contenuto di acidi grassi omega-3, iodio, potassio e selenio) e in compenso non “pesavano” sulla dieta… nel senso che saziano ma non fanno ingrassare…

Ingredienti per quattro persone:

– tre etti di tagliolini gialli/verdi detti “paglia e fieno”, di “produzione industriale/artigianale”, ma di ottima qualità;

– un vasetto da 150 grammi di uova di lompo nere (il vasetto deve essere a temperatura ambiente). Se no, vanno bene anche tre vasetti da 50 grammi, per via dell’aritmetica di base;

– un bicchiere di vino bianco;

– 30 grammi di burro;

– per decorare, qualche fogliolina di menta fresca.

Preparazione:

Cuocete i tagliolini paglia e fieno in abbondante acqua salata, “al dente” vi ci vorranno pochissimi minuti, e scolateli.

Nella stessa ancor caldissima pentola mettete a sciogliere bene il burro, aggiungete il vino e la pasta, e mescolate energicamente a fuoco bassissimo per un minuto. La pasta deve risultare morbida, eventualmente aggiungete ancora un po’ di vino.

Versateci sopra “a pioggia” le uova di lompo, date una mescolata bella ma leggera (per non rovinare gli ovetti) e impiattate subito, decorando ogni porzione con qualche fogliolina di menta.

La Canestra di Frutta

di Paola Lunghini

E’ questa una preparazione solo di frutta, ma il titolo non tragga in inganno! Dimenticatevi perciò la “canestra” del Caravaggio…ma ricordatevi che è inutile prepararla se i commensali sono meno di otto! Ci vuole un bel po’ di tempo, infatti… (In ogni caso, se siete a Milano, la Canestra del Caravaggio andate a vedervela alla Pinacoteca Ambrosiana, ne vale sempre la pena).

Ingredienti

Il principale occorrente è un piatto piano di portata, rettangolare, lungo almeno 40 cm e largo una ventina circa.

Poi occorre un po’ di zucchero vanigliato.

Per accompagnare, a latere, una bella ciotola di panna montata (che potete agevolmente acquistare già pronta in una buona gelateria). In alternativa, una bella ciotola di gelato alla crema. Ciò andrà lasciato in frigo sino al momento di servire.

Per la frutta :

due pompelmi rosa, due arance rosse, due/tre pesche gialle, due mango (o papaya), sei kiwi, sei albicocche, mezza fetta di anguria, due fette di melone, una manciata abbondante di ciliegie (prive del peduncolo e denocciolate con l’apposito strumentino).

Preparazione :

Lavate accuratamente e sbucciate accuratamente tutta la frutta così come la situazione richiede.

Affettate accuratamente tutti i frutti, le fettine devono essere il più sottili possibile (levate ovviamente le pelline e i semini degli agrumi e dell’anguria, i noccioli, etc.) e poneteli ciascuno in una separata ciotola.

Poco prima di servire, prendete il piatto di portata, mettetelo orizzontalmente di fronte a voi e deponetevi (a seconda della vostra sensibilità cromatica) una bella fila di fettine di frutta, una/due per ciascuna, sul lato corto, in verticale : io di solito “ parto” da sinistra con il pompelmo, proseguo con l’ anguria, poi proseguo con il… e poi vedete voi.

Se avete fatto bene i conti, arriverete in fretta all’estremità destra del piatto sul quale appoggerete infine le decorative ciliegie. Una spolverata di zucchero a velo, la ciotola di panna montata a fianco…

Anche se i vostri commensali saranno già satolli, a una “canestra” di frutta cosi è difficile resistere…

Cenatiempo Vini d’Ischia

Intervista a Federica Predoni

L’azienda nasce nel 1945 con Francesco Cenatiempo, padre dell’attuale proprietario e produttore, Pasquale, una piccola attività di imbottigliamento di vino sfuso al quale segue, con l’arrivo del turismo sull’isola, una modernizzazione della cantina con il conseguente passaggio di acquistare e trasformare direttamente le uve ischitane, principalmente Biancolella e Forastera.

Alla morte del padre, Pasquale assume totalmente la gestione aziendale portando avanti la tradizionale attività di trasformazione delle uve autoctone acquistate dai conferitori sull’isola, integrando e aumentando la produzione attraverso la gestione diretta dei vigneti che, attualmente, si estendono per oltre 6 ettari, divisi in 17 appezzamenti sparsi sull’isola.

Quante bottiglie producete?

Circa 100.000, di cui 4.500 del Forastera.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19?

Durante l’emergenza la cantina ha, ovviamente, rallentato molto il lavoro ma non si è mai fermata. La nuova annata è pronta, alcuni vini ancora in affinamento ma abbiamo dovuto trovare soluzioni per gestire lo stoccaggio dei vini che di solito, in questo periodo, erano già stati venduti tra il mercato italiano ed estero.

Stiamo ricevendo alcuni segnali di lenta ripresa da quello estero e questo ci fa ben sperare. Stiamo valutando possibili modi di vendita on line.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Siamo eredi di una terra magnifica, i cui suoli vulcanici regalano la mineralità e leggera sapidità alle uve ischitane. Noi ci limitiamo a curare al meglio quei suoli al fine di preservare tutti i profumi e gli aromi nei vini.

Quale è il vino che consiglia e ci dica anche a quale piatto abbinarlo

Il vino che suggerisco è il Forastera. Per molto tempo usato solo in uvaggio con il Biancolella dal 2011 lo produciamo in purezza da un’antica vigna nella zona di Lacco Ameno a 200 mt sul livello del mare.

La sua spiccata acidità e mineralità gli regalano la freschezza e la struttura capaci di sostenere un’ampia scelta di piatti che possono andare dai classici preparati di pesce ai formaggi stagionati.

Cenatiempo Vini d’Ischia | Via B. Cossa 84, 80077 Ischia (Na) | 3337100480

Gnocchetti di patate alla crema di “lattuga appassita”

di Paola Lunghini

Vi ritrovate dimenticata in frigo una lattuga ormai un po’ appassita e francamente bruttarella, impossibile quindi da portare in tavola come insalata? Non buttatela nell’umido! Fateci una bella cremina con la quale condire gli gnocchetti, secondo le istruzioni sotto. Ricettina semplice, veloce, economica e buonissima: provare per credere.

Ingredienti per quattro persone:

Due confezioni (da 500 gr/cad) di gnocchetti di patate di “produzione industriale/artigianale”, ma di ottima qualità

Una lattuga un po’ appassita, ma ben mondata delle foglie troppo “invecchiate”

Una confezione da 250 ml di latte micro filtrato parzialmente scremato

Un bicchiere di vino bianco

Due spicchi d’aglio (se graditi)

Due cucchiai di formaggio grana grattugiato (o pecorino, vedete voi)

Una noce di burro

Brodo vegetale

Sale e pepe q.b.

Preparazione:

Non mettetevi a confezionare gli gnocchetti con le vostre manine: ci mettereste una vita, vi verrebbero bruttissimi e per giunta vi riempireste di farina sino ai capelli. Credete a me, in commercio si trovano gnocchetti di patate che sono buonissimi e bellissimi, e tutti perfettamente identici. Oltretutto sono comodi: una volta rovesciati in una pentola dove avrete preparato un buon brodo vegetale, in due minuti saranno affiorati, et voilà, metà della cena è già fatta. Mentre il brodo inizia a sobbollire, frullate velocemente la lattuga con il latte e l’aglio, e trasferite la crema così ottenuta in un tegame, che scalderete a fuoco basso, aggiungendo il burro. Rovesciatevi dentro gli gnocchetti (che nel frattempo avrete messo a cuocere nella pentola e saranno affiorati), aggiungete il vino, il formaggio grattugiato, il sale e il pepe q.b., e mescolate morbidamente per un minuto o poco più.Nota: se la lattuga ut supra dispone ancora di qualche foglia larga e “decente”, usatele per “foderare” a mo’ di petali la zuppiera che porterete in tavola…

Melanzane al funghetto “senza rischi”

di Paola Lunghini

Vi piacciono i funghi? A me piacevano moltissimo, crudi in insalata o cucinati in tutti i possibili modi.Malauguratamente, però, anni fa ebbi un avvelenamento da funghi (e sì che il ristorante era famoso…) e per qualche giorno stetti male da morire.Da allora, dei funghi non posso nemmeno sentire il profumo, se no vado dritta al Pronto Soccorso… E allora, via con le melanzane !!! Le quali, preparate “al funghetto” a modo mio, ai funghi un peletto somigliano… ma senza rischi.

Ingredienti per quattro persone:

due belle melanzane “lunghe”, freschissime spicchi d’ aglio (meglio se sott’ olio, è meno “rischioso”), una noce di burro, olio, sale, e pepe qb, un mestolo di brodo vegetale, mezzo bicchiere di vino bianco secco, prezzemolo tritato abbondantissimo per accompagnare, polenta (vedi sotto) per decorare, qualche fogliolina intera di prezzemolo

Preparazione

Pelate accuratamente le melanzane, eliminate i semi, affettatele in fette spesse circa un paio di centimetri e mettetele in un recipiente forato ( ideale uno scolapasta) a fare l’acqua. Per aiutarle, metteteci sopra un “peso”. Ogni tanto date loro una lavatina, l’acqua delle melanzane è amara assai, rimettetele nello scolapasta e lasciatele lì sin a quando avranno finito. Allora, dopo averle ben asciugate con un panno da cucina, tagliatele a cubetti, circa cm 2×2.

Mettetele a freddo in un tegame con il burro, l’olio e l’aglio, aggiungete il brodo e lasciatele stufare a fuoco bassissimo – dando ogni tanto una mescolata – una mezz’oretta basterà.

A cottura quasi ultimata, unite pepe, sale, il prezzemolo e il vino bianco, e mescolate energicamente.

Nel frattempo, avrete preparato la polenta, seguendo le istruzioni della confezione di polenta “istantanea” che avrete acquistato al supermercato: in commercio ve ne sono di ottime. Cuocetela lasciandola un po’ liquidina, a mo’ di purea. 

Rovesciate la polenta-purea sui piatti dei commensali, al centro metteteci una bella “collinetta” di melanzane e decorate con le foglioline di prezzemolo.Semplice, facile, economico e senza rischi !