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Cantina Giuseppe Apicella

Intervista all’enologo Prisco Apicella

“Profumo di vino tra paesaggi mozzafiato”

Come e quando nasce la sua cantina

Correva l’anno 1977 quando Giuseppe, credendo nella qualità delle sue uve e dei suoi vini, forte della tradizione tramandata dal padre e prima ancora dai suoi avi, decide di imbottigliare il vino prodotto nella sua cantina. Da sempre gli Apicella uniscono, da decenni, la cura del vigneto alla passione per il vino. 

Quante bottiglie producete 

Circa 60.000 in epoca pre – covid.

Perché, come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono ancora permesse?

L’arrivo del covid-19 è stato davvero una maledizione, poiché il nostro mercato è orientato verso il settore horeca, quello che ha risentito maggiormente delle chiusure, e pertanto abbiamo perso una gran fetta del mercato. Oggi siamo più attenti alle vendite sia verso i privati sia attraverso canali social, e per quanto possibile ai piccoli market di qualità. I divieti di spostamento soprattutto tra regioni rendono inattuabile le visite in azienda, ma siamo fiduciosi di poter ripartire nei prossimi mesi anche con l’enoturismo e le visite ai vigneti storici all’aria aperta, rispettando le regole, con una formula di  pic-nic a km zero e aree attrezzate per la sosta in plen air.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Sabbie e pomici vulcaniche, sono antidoti naturali contro la Philloxera. La cura dei vigneti a piede franco è sempre quella minuziosa insegnataci dai nostri nonni, la vendemmia rimane un rito. Da effettuare con la massima attenzione. Data la pedografia del territorio della Costa d’Amalfi eroicamente conduciamo la vigna vincendo le pendenze e rubando fazzoletti di terra alle colline per far rivivere nel bicchiere i canti delle cicale, e la luce delle lucciole, i profumi dell’erba secca e il paesaggio mozzafiato di Tramonti.

Quale è il vino che consigliate e a quale piatto abbinarlo 

A noi piace consigliare la nostra Riserva Costa d’Amalfi a’Scippata, che è un vino proveniente dal nostro vigneto secolare  pre-fillossera di Tintore, vitigno principe del Tramonti. 

Un Vino colorito, tannico e da invecchiamento che si abbina molto bene con un arrosto di Maialino Nero Casertano con patate alle erbe aromatiche dei monti Lattari.

Cantina Giuseppe Apicella

Via Castello S. Maria, 1 Frazione Capitigliano 84010 | Tramonti (SA) | Telefono 089 876075 | www.giuseppeapicella.it

Pasta e patate con provola al forno…..

…la tradizione in tavola

La pasta e patate è un piatto semplice e genuino, fa parte della tradizione povera ed è un classico della cucina napoletana. La pasta utilizzata è quella mista, poiché anticamente si mettevano insieme i diversi formati di pasta avanzati in dispensa, mentre per insaporire le patate si aggiunge un po’ di pancetta ed in ultimo, la scorza di parmigiano. La vera pasta e patate deve essere “azzeccata”, ovvero ben asciutta: dopo aver aggiunto la pasta al sugo delle patate, infatti, bisogna coccolare la pasta mescolando di continuo, per ottenere un piatto cremoso e ben amalgamato. C’ è chi preferisce la pasta e patate nella versione bianca, chi invece, come me, aggiunge qualche pomodorino per realizzare la versione rossa. Una variante molto diffusa e appetitosa è quella della pasta e patate al forno con l’aggiunta della provola, un’ottima idea se avete tanti ospiti a pranzo, anche perché potrete prepararla in anticipo, ed è quella che vi proponiamo adesso.

Ingredienti per 4 persone:

320 gr. di pasta mista

750 gr. di patate

1 cipolla ramata di medie dimensioni

5/6 pomodorini

60 gr. di pancetta a dadini

100 gr. di provola

Olio evo q.b.

Sale

Pepe

Parmigiano

Pecorino

Basilico


Preparazione:

Lavate e sbucciate le patate, poi tagliatele a tocchetti. In una pentola sul fuoco fate soffriggere con un po’ d’olio d’oliva la cipolla tritata insieme alla pancetta ed i pomodorini tagliati a metà.

Aggiungete le patate, ricoprite il tutto con acqua, salate e pepate e fate cuocere per 15/20 minuti.

Calate la pasta e ricordate di scolarla a metà cottura.

Mescolatela alle patate sul fuoco aggiungendo un po’ di acqua di cottura, il pepe, il pecorino, il parmigiano ed il basilico.

Versatene una metà in una pirofila precedentemente imburrata aggiungete la provola tagliata a tocchetti, altro parmigiano e ricoprite con il resto della pasta.

Aggiungete altro parmigiano e dei fiocchetti di burro, fate gratinare al forno per circa 15 minuti e buon appetito!

Euvitis 21

Intervista a Giorgio Vergona

“Abbiamo rilevato una delle cantine più antiche della Campania”

Come e quando nasce la sua cantina

L’azienda Euvitis 21 nasce nel 2018, quando abbiamo rilevato lo storico marchio Ocone vini 1910, che è una delle cantine più antiche della Campania.

Il nostro è un progetto ambizioso, che si basa sulla valorizzazione dei vitigni autoctoni campani ma che unisce anche una visione di impresa rivolta all’ambiente e al futuro: sostenibilità, industria 4.0 ed economia circolare sono diventati i nostri punti di forza. Tutto questo in una cornice tra le più vocate alla viticoltura del Sud Italia, la sottozona Taburno, una delle quattro DOCG campane.

Quante bottiglie producete

Attualmente la cantina produce circa centomila bottiglie all’anno, divise in tre linee di prodotti per offrire ai nostri clienti un’esperienza completa e unica dei vitigni della regione.

La linea classica si distingue per lavorazione in acciaio ed ogni vino è ottenuto con un solo tipo di uva.

La linea storica prevede una lavorazione in botti grandi ed è impreziosita da etichette che richiamano alla mitologia sannita.

La linea superiore ha una lavorazione in barrique e comprende i due Cru dell’azienda, Vigna pezza la corte e Vigna del monaco.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

La sottozona Taburno ha un microclima che permette alle uve di raggiungere la piena maturazione nei mesi della vendemmia grazie ad estati miti e ventilate, che impediscono anche il propagarsi di varie malattie infettive per le piante: i nostri vini quindi ne giovano in profumo, equilibrio ed eleganza. Inoltre, i terreni calcareo-argillosi hanno un ottimo drenaggio che permette la creazione di una riserva d’acqua durante l’inverno, consentendo così alle viti di non andare mai sotto stress idrico, soprattutto nelle annate più calde.

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono ancora permesse?

Come tutti, ci siamo adattati ai cambiamenti del periodo sviluppando una forte rete e-commerce per la vendita diretta al pubblico, mentre per il mercato B2B conduciamo regolarmente wine tasting con buyer di tutto il mondo in video-call, il più delle volte direi fortunatamente,  con ottimi risultati.  

Al momento le visite in cantina non sono permesse come da ultimo DPCM ma contiamo di riavere presto i nostri clienti in azienda per offrirgli un’esperienza a 360 gradi del mondo Euvitis: l’azienda infatti avvierà il progetto “hospitality” che comprenderà pernottamento, sale degustazione per wine tasting ed enoteca per l’acquisto di vini.

Quale è il vino che consigliate e ci dica a quale piatto abbinarlo

Il vino che vorrei consigliare è Anastasi, aglianico del taburno docg ottenuto dalla selezione dei migliori grappoli e premiato sia al Merano wine festival sia da James Suckling sul palco internazionale.Adatto certamente a primi piatti ben strutturati, come la lasagna e ai  secondi di carne, come l’anatra o il cinghiale.

Euvitis 21 | Via S.Benedetto 93 | 82030 Ponte(BN)
www.oconevini.it | Telefono: 0824874878

Asset Class | Retail
Location | Caserta

Lavori di Strip Out quasi conclusi!
Iniziano ora i consolidamenti di travi e pilastri con fibra e beton plaque


Stay Tuned for details!

Cantina Agriflegrea

Intervista a Cristina Varchetta

Signora Varchetta, come e quando nasce la sua cantina 

La nostra è un’azienda a carattere familiare, la famiglia Varchetta è una famiglia storica di viticoltori Campani. La nostra storia parte nel 1891 con Vincenzo Varchetta, ma soltanto con il duro lavoro del figlio Giovanni, esperto conoscitore di ogni angolo vitato della Campania, e con l’aiuto della moglie Luisa e dei numerosi figli, riesce a trasformare la piccola attività di commercio del vino in una vera e propria impresa vitivinicola a carattere familiare. 

Nel 2013 viene fondata l’attuale cantina, che è guidata dalla quarta generazione di giovani intraprendenti ed appassionati che portano avanti con orgoglio il progetto familiare di oltre un secolo. I vitigni sui quali si concentra la produzione sono:  Falanghina, Piedirosso, Fiano, Greco, Aglianico e  Primitivo. La filosofia aziendale e quella di produrre vini tipici, fortemente legati al vitigno e soprattutto ai diversi areali di produzione che compongono il mosaico di terroirs della Campania, nonché’ offrire al consumatore finale vini buoni e salubri con un ottimo rapporto qualità-prezzo. 

Quante bottiglie producete

Ne produciamo 350000. L’anima del progetto è da sempre coadiuvato dalla presenza di oltre 100 famiglie di viticoltori campani che conferiscono le uve. Questi vigneti, sparsi in ogni angolo vitato della Campania, sono curati nel profondo rispetto della natura e della biodiversità. I nostri agronomi, guidati dall’esperienza di Vincenzo Varchetta, assistono durante tutto l’anno i nostri contadini portando in cantina delle uve di grande qualità. 

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

La Campania è sempre stata una terra ricca di buoni vini. Il territorio della regione si presenta molto variegato, sia morfologicamente sia dal punto di vista climatico, permettendo la sopravvivenza di varietà di viti inadatte in altri ambienti e la selezione, in ogni zona, dei propri vitigni che nel tempo si sono adattati. La natura del suolo ha impedito in molte zone vitate la diffusione della fillossera e la sostituzione delle varietà originali tra la fine dell’800 e del 900. I vitigni Falanghina, Fiano, Greco, Piedirosso, Aglianico possono, pertanto, essere considerati i diretti discendenti delle antiche varietà: la Vitis Hellenica. 

Grazie a numerosi studi è stato possibile compiere un vero e proprio recupero di oltre 100 varietà di vitigni e individuare diversi nuclei di origine e di diffusione delle varietà. Nelle aree più esterne ( Napoli) della Campania troviamo terreni vulcanici ricchi di ceneri e lapilli. Questo suolo leggero e caldo ha permesso alla fillossera di non penetrare e di non distruggere la vite, rendendo questa zona  ricca di varietà come Il Piedirosso, e la Falanghina. Nelle aree più interne (Avellino, Benevento), caratterizzate da inverni più rigidi e da terreni più compatti e argillosi, sono allevate su questi suoli per trarne forza e calore. Qui risiedono i vitigni campani più noti a livello mondiale: il Greco, Il Fiano e l’Aglianico. 

Come è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19. Le visite in cantina sono ancora permesse?

Il nostro lavoro per l’emergenza Covid-19 è cambiato radicalmente. Abbiamo dovuto approcciare in modo maggiore al digitale. Abbiamo intrapreso la strada anche delle degustazioni online, in modo tale da non perdere il contatto con la nostra clientela. 

Quale è il vino che consiglia  e con quale  piatto si abbina meglio?

Sicuramente il  blend storico 891 attualmente è il nostro vino più rappresentativo. Il 1891 è la data in cui, quasi un secolo e mezzo fa, iniziava l’avventura di questa famiglia. Un’avventura di passione e amore per il vino, la terra e chi la coltiva. 891 è un blend dei tre rossi Aglianico, Primitivo e Piedirosso, che sono i vitigni più caratterizzanti della produzione vinicola campana, sviluppato originariamente dal capostipite della famiglia: Giovanni Varchetta. Nel tempo e con la costante ricerca che dedichiamo ai nostri prodotti, abbiamo deciso di ridare vita a questo blend che, unendo queste tre varietà riesce reciprocamente ad arricchirle con le rispettive peculiarità. Per un’esperienza enologica completa, e unica. L’abbinamento perfetto sicuramente è legato ai piatti della tradizione Napoletana come un buon ragù o la nostra tipica genovese.

Vinicola Agriflegrea | Via Nelson Mandela, 95/C | Tel: 0812416795 | Mail: info@agrflegrea.com

Il Tortano

Ingredienti:

1 kg. farina di grano duro tipo “0”

3 cubetti di lievito

125 gr. di strutto 

125 gr. di olio evo 

20 gr. di sale

Pepe a piacere

150 gr. di pecorino  

200 gr. di provolone piccante

200 gr. di salame tipo Napoli

200 gr. di mortadella e cicoli

3 uova sode

Preparazione:

In una terrina stemperare il lievito in acqua tiepida e impastarlo con un pochino di farina fino a formare un panetto che dovrà riposare, coperto, per una mezz’ora.  

Disporre poi la restante farina a fontana, mettere al centro lo strutto. il sale, il pepe, il panetto cresciuto, il pecorino grattugiato e, aiutandosi con un po’ d’acqua tiepida, mescolare il tutto fino ad ottenere una pasta morbida, che va lavorata con forza per circa dieci minuti battendola sul tavolo. 

Successivamente, fare crescere in una terrina coperta e in un luogo tiepido per un paio d’ore finché la pasta non sarà raddoppiata di volume. Nel frattempo, tagliare i formaggi e i salumi a dadini.

Preparare le uova sode

Quando la pasta sarà cresciuta, stenderla allo spessore di un centimetro. 

Disporre uniformemente dapprima il pecorino grattugiato e poi tutto il ripieno : arrotolare con delicatezza la pasta, il più strettamente possibile, fino ad ottenere un rotolo di pasta farcita.

Ungere poi di strutto uno stampo largo provvisto di un tronco di cono centrale in modo che, disponendovi intorno il rotolo si ottenga una ciambella con un buco centrale: conficcare poi le uova sode a distanza regolare.

Disporre infine il rotolo, unire le estremità  e farlo crescere ancora in un luogo tiepido, coperto da un panno.  

Quando il tortano sarà lievitato, dopo circa due ore, infornare a 170° per circa un’ora e sfornarlo quando sarà freddo.

Il tortano è ottimo servito sia caldo che freddo.

Cantine degli Asroni

Intervista a Cristina Varchetta

Come e quando nasce la sua cantina

Era il 1892 quando Vincenzo Varchetta, decise di rafforzare la propria attività, convinto che i tempi fossero maturi per trasformare il piacere di produrre vino in una fiorente attività commerciale. Contributo decisivo fu dato dal figlio Giovanni, il quale, appena rientrato dalla seconda guerra mondiale, riuscì a trasformare in concretezza i sogni del padre. “Don Giovanni”, esperto conoscitore di ogni angolo visitato della Campania, infuse ai figli e ai nipoti tutta la passione e le competenze accumulate negli anni.

Attraverso la storia di quattro generazioni, la famiglia fonda, nel 1999, l’attuale azienda CANTINE ASTRONI, impegnandosi in un progetto di tutela e valorizzazione dell’ampelografia campana e soprattutto flegrea. L’attenzione è concentrata principalmente sui vitigni autoctoni pre fillosserici (a piede franco): Falanghina e Piedirosso dei Campi Flegrei.

L’azienda si erige sulle pendici esterne del cratere degli Astroni, tra Napoli e Pozzuoli, un tempo riserva di caccia Borbonica ed oggi oasi naturale WWF Italia.

Quante bottiglie producete 

Ad oggi Cantine Astroni produce 150.000 bottiglie su 25 ettari vitati di cui 15 ettari di proprietà la parte restante in conduzione, divisa su 11 etichette. Inoltre  le nostre vigne,  sono ubicate tutte  nel comune di Napoli; ed infatti Napoli dopo Vienna e la seconda città Europea con più ettari vitati. Possiamo affermare di essere un’azienda metropolitana. Attualmente  la parte agronomica enologica è affidata alla quarta generazione della famiglia:  Gerardo Vernazzaro e Vincenzo Varchetta.

Mi dica almeno una caratteristica della terra dove vinificate che trasforma la sua uva in un vino pregiato

Prima di poter  parlare delle caratteristiche dei terreni  Flegrei bisogna fare prima un  breve excursus sull’aspetto geologico della zona. 

Iniziamo col dire che i Campi Flegrei sono una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della città di Napoli. Si tratta di una zona dalla struttura singolare: non un vulcano dalla forma di cono troncato ma una vasta depressione o caldera, ampia circa 12x15km2.
Nel 1538 si è verificata l’ultima eruzione che, pur essendo fra le minori dell’intera storia eruttiva dei Campi Flegrei, ha interrotto un periodo di quiescenza di circa 3000 anni e, nel giro di pochi giorni, ha dato origine al cono di Monte Nuovo, alto circa 130 m. Da allora, l’attività ai Campi Flegrei è caratterizzata da fenomeni di bradisismo, attività fumarolica ed idrotermale localizzata nell’area della Solfatara.
La storia eruttiva dei Campi Flegrei è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana e del Tufo Giallo Napoletano. Questi eventi sono stati così violenti che i volumi di magma prodotti e la velocità con cui sono stati emessi hanno causato collassi e originato caldere. Per questo, la forma dell’area è quella di un semicerchio bordato da numerosi coni e crateri vulcanici. Nella zona sono infatti riconoscibili diverse aree soggette ad un vulcanismo di tipo secondario, come fumarole e sorgenti termali. In particolare, nell’area della Solfatara si verificano manifestazioni gassose mentre le località di Agnano, Pozzuoli, Lucrino sono note per le acque termali.
Il fenomeno di bradisismo che caratterizza l’area consiste in un lento movimento di sollevamento e abbassamento del suolo. Le fasi di abbassamento, che attualmente rappresentano la condizione normale, sono asismiche e sono caratterizzate da bassa velocità. Le fasi di sollevamento, presentano invece maggiore velocità del moto del suolo e sono accompagnate da intensa attività sismica locale. L’ultima crisi bradisismica si è verificata nel 1983. 

Il clima dell’area flegrea è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e secche. Le precipitazioni si concentrano principalmente nel periodo autunnale e primaverile. La fascia costiera è caratterizzata da temperature miti tutto l’anno. Le temperature giornaliere medie sono di circa 14°C nel periodo invernale e di 28°C nel periodo estivo. Le condizioni pedoclimatiche favorevoli pur nella loro estrema variabilità favoriscono la produzione di vini di ottimo livello qualitativo e nelle migliori annate di superbe interpretazioni. Il clima tipicamente mediterraneo e la qualità dei terreni sottili e sciolti, caratterizzano un territorio unico. Infatti il suolo ricchissimo di sali potassici e franco- sabbiosi sono elementi indispensabili per tracciare un profilo sensoriale.

Come  è cambiato il vostro lavoro dopo l’emergenza Covid-19, le visite in cantina sono ancora permesse 

L’emergenza Covid-19 per quanto ci riguarda ha cambiato in primis il tipo di turista/ enoappassionato, in quanto le visite sono prettamente per Italiani.  Noi per scelta aziendale per non spaventare ulteriormente enoturista cerchiamo di fare viste a gruppo familiare o di amici, anche se il vecchio decreto consentiva gruppi di 10 persone. 

L’aspetto sicuramente interessante di questa situazione ha portato l’italiano a conoscere le realtà locali e questo è bellissimo per chi lavora per la valorizzazione del proprio territorio.

Ci dica allora quale è il vino che consigliate e a quale piatto abbinarlo

Uno dei vini  più rappresentativi della cantina  e  dell’areale napoletano/ flegreo è il Piedirosso con l’etichetta Colle Rotodella, vincitrice dei tre bicchieri gambero rosso 2021. Il Piedirosso è un vitigno autoctono campano presente nella regione da tempo immemorabile e con estensioni inferiori solo all’Aglianico. È conosciuto con il nome dialettale “Per’ e palummo” che descrive una caratteristica morfologica del rachide che vede i pedicelli dei chicchi colorati di rosso come quelli di una zampa di colombo.
Il vitigno è molto vigoroso, con maturazione medio-tardiva nei primi 20 giorni di ottobre. Le rese sono nella media o basse, ma costanti. È molto concentrata in zuccheri con acidità media. Presenta grappoli di dimensioni medio-grandi, a forma piramidale e a spargolo. I chicchi sono di media grandezza, sferici, con alte concentrazioni di pruina sulla spessa buccia di colore rosso-violaceo.
Il vitigno trova la sua massima espressione in terreno vulcanico e quindi l’area maggiormente rappresentativa è la zona del Napoletano. 

Il piatto con cui lo abbinerei è sicuramente ad un piatto della tradizione napoletana: ”i polipetti alla luciana”. Questo piatto è legato ai pescatori del quartiere Santa Lucia, a questo borgo marinaio di Napoli. Ho scelto questo abbinamento in quanto, questo piatto, ha due sapori preponderanti la dolcezza del pomodoro, incontra la consistenza sapida del polipetto.

Cantine degli Astroni | Via Sartania,48

Tel +39 081 5884182

Indirizzo mail: info@cantineastroni.com

Asset Class | Residential

Location | Milan

Cubo di Vetro su due livelli con vista sullo skyline di Milano

Scialatielli tutto mare

Ingredienti per 6 persone:

800 gr. di scialatielli (di pasta fresca)

500 gr. di cozze

500 gr. di vongole o lupini

500 gr. di gamberi 

300 gr. di calamari

300 gr. di pomodorini freschi 

1 spicchio di aglio

Prezzemolo q.b. 

Sale q.b.

Pepe q.b.

Olio evo q.b.

Preparazione:

Per prima cosa lavare e pulire bene i molluschi, e poi adagiarli in un tegame e coprirli con un coperchio. Lasciare che si aprano spontaneamente a fuoco medio-basso.  

Una volta cotti, sgusciare i molluschi lasciandone qualcuno con il guscio e tenerli da parte per decorare alla fine il piatto. 

Filtrare, raccogliere e mettere da parte il liquido di cottura, che poi servirà nella preparazione. A questo punto, pulire i calamari e tagliarli a pezzetti. Successivamente pulire anche i gamberi, tenendo da parte testa e carapace che serviranno per preparare il fumetto, che va lasciato bollire per circa un quarto d’ora in un pentolino con acqua, un po’ di sedano e un po’ di  cipolla. A questo punto filtrare il liquido e tenere anche questo da parte.   

In un tegame, infine, lasciar soffriggere uno spicchio d’aglio con l’olio di oliva e aggiungere i pomodorini, tagliati in quattro, i calamari e i gamberi. A questo punto sfumare con i liquidi precedentemente messi da parte e cuocere il condimento per circa 15 minuti. Una volto cotto il sugo, unire cozze e vongole già cotte.

In una pentola con abbondante acqua salata, cuocere gli scialatielli e scolarli qualche minuto prima del termine della cottura, versarli nel tegame e completare la cottura a fuoco vivo, lasciando asciugare l’acqua in eccesso.

Servire con una spolverata di prezzemolo e guarnire con i frutti di mare non sgusciati che avevamo tenuto da parte all’inizio.

Curiosità:

Gli scialatielli, formato di pasta tipico della costiera amalfitana, nascono nel 1978 dallo chef Enrico Cosentino. Riconosciuti poi come prodotto agroalimentare della tradizione campana, possono essere preparati con o senza uova: il condimento classico è a base di frutti di mare.

Piatto tipico sia dei migliori ristoranti di pesce sia delle belle tavolate napoletane.

Il nome deriva, molto probabilmente, da due parole della lingua napoletana: scialare (godere) e tiella (padella).Sono tradizionalmente fatti a mano ma vengono venduti anche come formato di produzione industriale, l’importante che siano di pasta fresca.